lunedì 11 gennaio 2016

Ritorno al passato...


Rettilineo d'arrivo a Trino (foto F.  Deandrea)
                         In versione Babbo Natale a Reggio (foto S. Morselli)

Lo sport amatoriale, per come l'interpreto da un ventennio, è un momento di condivisione, sentirsi partecipi di un evento, mettersi alla prova, affrontare situazioni a volte scomode come possono essere le crisi durante una prova.
Considero poco importante per noi amatori il discorso legato a tempi e classifiche, però l'essere costretti ad uno stop forzato per diversi mesi e quindi l'impossibilità di poter assaporare quel mix di fatica e convivialità  sportiva, mi ha infastidito parecchio.
Quando scoprii a metà novembre 2014  d'essere affetto da pubalgia non immaginavo il lungo calvario per tornare ad indossare in modo continuo le amate scarpe da corsa.
L'iniziale ottimismo si tramutò in scoramento allorchè risultarono inefficaci i diversi trattamenti a cui mi sottoposi e nessuno poteva fare previsioni riguardo la definitiva guarigione.
Dopo quattro mesi di totale astinenza , stanco di spendere soldi inutilmente, infilai un paio di pantaloni della tuta, e uscii di casa con l'intento di riprendere a correre e camminare.
Trascorsi più o meno  duecentosettanta giorni se ripenso a quanto sono riuscito a fare, sportivamente parlando, in questo arco di tempo posso ritenermi ampiamente gratificato e felice d'aver riacquistato la forma fisica. Sinceramente ritenevo impossibile riprendere a correre come prima dell'infortunio e avevo metabolizzato questo status futuro, perchè è fondamentale accettare il declino prestazionale dettato dall'inesorabile trascorrere degli anni.
Durante la lunga ed impegnativa stagione dedicata alla multidisciplina , soprattutto nelle notti successive agli Ironman, qualche fitta in zona pubica ha fatto vacillare le mie sicurezze sulla completa guarigione. Fortunatamente erano solo episodi sporadici ed è stato molto importante curare i riposi post gara, scongiurando pericolose ricadute.
Lo scoglio più arduo da superare erano i tre IM in un mese e se ne fossi uscito indenne potevo sperare di poter completare il programma concordato con l'amico Marco Scotti. Ora posso confermare quanto sia stato elettrizzante festeggiare in casa un traguardo inizialmente riposto nel cassetto prima ancora che iniziasse la stagione agonistica.
In questo caso lo stereotipo "mai smettere di sognare" calza a pennello...
Terminato l'Elbaman dovevo rimettermi in gioco affrontando le gare di pura corsa con l'incognita di verificare quanto smalto avevo perso durante questi undici lunghi mesi d'assenza.
Il rientro era stato fissato alla Maratonina di Novi Ligure , una competizione alla quale sono molto legato perchè ben organizzata e con un tracciato piuttosto scorrevole.
L'intento era di rimanere sotto l'ora e mezza e sarei comunque stato ampiamente soddisfatto di riuscire a completare la distanza senza soluzione di continuità. Nelle maratone corse durante gli IM  faccio sosta ad ogni ristoro per spugnarmi e bere quindi le interruzioni sono molteplici.
L'enorme soddisfazione percepita subito dopo il traguardo ,come se fossi un novello podista alle prime armi, mi ha riportato indietro di quasi vent'anni. Il buon ritmo tenuto durante i 21 km era alla vigilia inimmaginabile ed anche questo particolare ha contribuito ad aumentare la soddisfazione finale.
Una volta accesa la fiamma, con l'entusiasmo di chi ripercorre la via maestra come se nulla fosse successo, l'ho mantenuta viva affrontando altre due mezze maratone , Lecco e Busto Arsizio, concluse sulla falsariga di quella Novese.
Tutto ciò per riabbracciare il primo amore podistico, il sogno nel cassetto di tutti gli appassionati corridori, vale a dire la Maratona. Avevo interrotto il feeling con la Regina delle corse su strada , subito dopo aver concluso la 100 esima a Ravenna e l'impellente desiderio era quello di togliere la polvere da quel numero e ricominciare a frequentare un mondo che mi mancava.
La scelta è caduta sulla Verona Marathon e nonostante l'esperienza sulla distanza ero intimorito quasi fossi un principiante. Come avrebbe reagito la muscolatura impegnata nello sforzo dopo svariati chilometri e quanto la mancanza d'allenamento nel mantenere una determinata velocità ?
L'innata "idiosincrasia sportiva" dell'affidarsi a strumenti tecnologici ,la propensione a seguire l'istinto,nonchè l'ascoltare le sensazioni percepite durante la competizione sono state le armi utilizzate per affrontarla. Stavolta però dovevo necessariamente dosare l'energie, evitare di strafare e cercare un po' di compagnia , qualcuno col quale condividere la fatica al ritmo prescelto.
Desiderio realizzato riuscendo, con immenso stupore e contentezza, a gestire perfettamente lo sforzo pur dovendo pagare il solito dazio in termini di sofferenza. Ma si sa ,questa è la maratona.
L'arrivo in Piazza Bra è stato emozionante, l'ultimo come se fosse il primo, i brividi avvertiti gli stessi di sempre , la grande ricompensa per cotanta fatica.
L'appetito vien mangiando, in questo caso correndo, sennonchè sospinto dalla ritrovata brillantezza, dal positivo responso del fisico, ritornato efficente, ecco riemergere la curiosità di sondare il recupero dello stesso se sottoposto a due maratone ravvicinate.
Due settimane dopo Verona, mi sono schierato al via della prima edizione della Maratona delle Terre d'Acqua a Trino (VC) con un clima ostile ed una temperatura percepita ben al di sotto dello zero. Percorso ostico ed ottima "amministrazione" della gara, considerata la poca partecipazione e il doversi improvvisare pacer per un debuttante sulla distanza. Impegno gravoso sia muscolare che di testa, dovendo dettare il ritmo per tutti i 42 km.
Per concludere il tris di maratone corse nell'arco di un mese, eccomi al via di quella alla quale sono più legato sentimentalmente, ovverosia la Maratona del Tricolore di Reggio Emilia.
Organizzazione perfetta, il calore delle genti emiliane, il tracciato con qualche insidia e l'inaspettata prestazione, frutto dell'ostinazione nel rimanere aggrappato ad un treno rivelatosi decisivo.
E come ciliegina sulla torta ricevere medaglia ed abbraccio delle amiche Alina e Cinzia.
Avevo concluso il trittico con un crescendo verdiano, pensando di rivedere il Maestro subito dopo il traguardo della prossima fatica sui 42,195 km , ma ahimè sono "ricaduto nella malattia"....
Morale della favola, l'ultimo "pettorale" indossato è stato in occasione della Maratona di S.Silvestro il 31 dicembre, un classico, così come la visita della vigilia a casa Girasole . Bello riabbracciare i due padroni di casa Federico e Silvia e consegnare  il regalo di compleanno alle due gemelline Alice ed Agnese, cresciute e vitali più che mai.
Buon anno podistico a tutti e.......

God bless you !!!


4 commenti:

Laura ha detto...

Forza Ame, sei un esempio per tutti noi :)

Ame ha detto...

Grazie :)

Ame ha detto...

ci conosciamo?

er Moro ha detto...

Ma che bello questo post è che bello rileggere certe emozioni. .. grande Ame e bentornato!