sabato 20 giugno 2015

Onda su onda

 Con Roberto ed il proprietario Attila
La bella scritta pubblicitaria dell'evento
La fine della fatica...
 
Appena il tempo di metabolizzare la traumatica esperienza canaria ed i pensieri volgono in direzione est Europa per il remake del Balatonman , gara che mi vide fra i partenti  per la prima volta lo scorso anno.
A farmi da spalla nel lungo w.e. l'amico vicentino Roberto, iscritto alla media distanza e curioso di visionare Balatonfüred, location dell'evento, nonché le bellezze locali .
E ne rimarrà paticolarmente soddisfatto considerando l'avvenenza delle donne magiare.
Più di 900 km in un giorno sono da considerarsi una bella sfacchinata, però l'alternanza alla guida addolcisce la lunghezza e pesantezza del viaggio. Dopo 11 ore abbondanti, con alcune perdite di tempo causate da errate scelte di percorso, eccoci giunti a destinazione.
Ad accoglierci nella nostra dimora provvisoria , il padrone di casa Attila, personaggio suggestivo che sin dalle prime battute si rivela molto cordiale ed insistente nell'offrirci il suo vino. Dagli addominali, tipici del bevitore, direi che il prodotto è particolarmente apprezzato e consumato :)
Il giardino presenta diverse piante di frutta dove spiccano un ciliegio stracolmo di buonissime ciliegie ed un noce dal quale Attila riesce a produrre un nocino da favola. Provare per credere. Noi l'abbiamo assaporato e ne siamo rimasti ampiamente soddisfatti.
L'alloggio è decoroso, con un piccolo cucinino ed una spaziosa camera da letto. Rapporto qualità -prezzo imbattibile. Di meglio non potevamo chiedere.
La lunga trasferta ci ha messo appetito e lo saziamo con un'accoppiata pizza + birra nella pizzeria già sperimentata lo scorso anno. Meglio andare sul sicuro. Cena discreta a prezzo modico.
L'indomani mattina, dopo qualche problema di sonno  dovuto all'eccessivo caldo, una breve sgambata per rimuovere la muscolatura "incriccata" dall'interminabile viaggio.
Roberto precauzionalmente è al mio fianco in bici, in quanto sofferente al calcagno ed intelligentemente vuole evitare d'infiammarlo. Colazionati, torniamo nella "vasca" centrale di Balatonfured contraddistinta dalla presenza di negozi e locali.
L'impressione positiva vissuta l'anno passato viene ribadita, e possiamo ammirare l'eccelsa qualità delle bellezze locali. E non siamo ancora in alta stagione, motivo per cui non oso immaginare come sarà a luglio ed agosto, i due mesi di punta. Ce lo conferma la simpatica ed affascinante cameriera che per anni ha lavorato in Italia nei rifugi delle montagne altoatesine. Sfruttando il wifi dell'appartamento entro nel sito della gara per visionare gli orari del ritiro pettorale e in grassetto, seppur in lingua magiara, comprendo l'intenzione degli organizzatori nel vietare l'uso della muta per la temperatura elevata dell'acqua del lago.
Maledizione ! ma se ieri sera la temperatura del lago su display veniva segnalata a 23 ° come può essere sopra i 24° ?
Roberto dice d'avere con sè calzoni in neoprene utlizzati nelle gare di nuoto pinnato e mi consiglia di chiedere all'organizzazione se posso utilizzarli. Ci rechiamo dove stanno imbastendo la zona cambio ed incrocio il responsabile dell'evento, il coordinatore di tutto.
Ridabisce quanto apparso sul comunicato e la muta rimarrà a far flanella in fondo alla borsa. Per quanto concerne la possibilità d'indossare i calzoni di Roberto dovrò chiedere direttamente ai giudici di gara perchè solo loro potrannono darmi il benestare o meno.
L'umore è sotto i piedi, una bella mazzata inaspettata ed inevitabilmente ci penso spesso. La mattina della vigilia visioniamo in auto il circuito ciclistico per farlo conoscere a Roberto e facciamo la conoscenza della spedizione friulana. Loro però pedaleranno sui 43 km dell'anello. Forse un po' azzardato con questo caldo ed i numerosi saliscendi all'interno dello stesso.
Un breve giro in auto della penisola che si protende nel lago Balaton con passaggio a Tihany e poi pranzo con successivo riposino. La calura si fa opprimente e l'imminente gara consiglia lo sfruttamento delle zone d'ombra. Bello l'aneddoto riguardante l'incontro con Peter Kropko, un forte Ironman ungherese del passato e vincitore di diverse gare. Riconosco la sua fisionomia ma non ne sono sicuro, allora mando in avanscoperta l'amico mestrino Massimo Coppo. Dal sorriso di Peter comprendo d'averci visto giusto. Personaggio estroverso, scherziamo sugli stereotipi attribuiti agli abitanti d'alcune nazioni europee ed il discorso diventa serioso quando si tocca la tragica situazione dei flussi migratori che colpisce purtroppo anche l'Ungheria. La semplicità è una peculiarità dei veri Campioni sportivi e Peter ne è un esempio lampante. Per il resto parla il suo ricco palmares.
L'organizzazione fornisce ai partecipanti un piatto di pasta, ma il buon senso ci consiglia di cucinare quella portata da casa condita con tonno e dell'olio extravergine d'oliva. Ennesima passeggiata in centro e poi a nanna con la fortuna di dormire un'ora in più rispetto agli IM pallinati perchè lo start sarà dato alle 8. Ottima idea e sinceramente ritengo le 7 un orario troppo mattiniero.
Sempre la stessa solfa il consumare svogliatamente la colazione alle 5,15 del mattino. Classiche tre barrette ingurgitate con l'aggiunta di una bevanda al gusto di tè. Bere qualcosa di caldo proprio non m'andava....
Fuori la temperatura è gradevole e difatti usciamo vestiti solo con una maglietta a maniche corte. Roberto dovrà attendere l'una del pomeriggio prima di poter prendere il via, poichè un megaraduno motociclistico ha determinato lo slittamento della competizione. Ovviamente il primo pensiero appena giunto in zona cambio è chiedere ai giudici l'autorizzazione ad infilarmi i "pantaloni" in neoprene. Ne interrogo due e sembrerebbero concordi, purtroppo è di parere contrario il loro capo quindi "abbondonate le speranze o voi che entrate...."
Partenza in acqua e noto con piacere la presenza d'alcune boe direzionali, ma una volta abbondata la riva del lago nell'adddentrarci incontriamo un moto ondoso imprevisto. Sarà una vera odissea natatoria.
Sembra d'essere in un frullatore, sballottato da correnti contrarie capaci di portarti fuori rotta.
Al termine del primo dei due giri esco sulla terraferma, sento l'incitamento di Roberto e gli comunico il dubbio se proseguire o abbandonare. Lui mi sprona a continuare e l'ascolto.
La forza della disperazione, il desiderio di dover tornare da dov'ero partito, sono state le due principali motivazioni grazie alle quali  ho concluso la frazione natatoria. Rintronato mi siedo accanto alla bicicletta , cerco di vestirmi con la doverosa calma e consumo un gel sperando di riprendere conoscenza. Parto per la pedalata sulle colline sopra Balatonfured e preferirei avere un inizio blando per potere riacquistare lucidità. Le gambe svuotate , la mente ancora confusa dallo shock natatorio consigliano d'affrontare il primo dei quattro giri con accortezza.
Malauguratamente la prima parte del tracciato sale e mi sembra d'essere lento ed impacciato.
Il vento vuole essere primattore e lo maledico perchè sono in continuo affanno , quando è in senso contrario o peggio ancora laterale. Vogliamo  parlare dell'asfalto pessimo? Il bastone andata-ritorno presente nel circuito ne è l'espressione massima. In un'occasione, mentre era sdraiato sulle appendici , ho rischiato il disarcionamento per un avvallamento stradale.
Quando il vento scompare è il calore a rendere difficoltosa la respirazione ed è imperativo continuare a bere per scampare alla disidratazione. In prossimità degli occhi si forma il famigerato "sale" tipico dell'eccessiva sudorazione pertanto cerco di svuotare le borracce fra un ristoro e l'altro.
Ultimo giro affrontato con un filo di gas in meno col pensiero rivolto alla lunga frazione di corsa e quando raggiungo la zona cambio stringo il pugno dalla contentezza !!!
Seconda transizione sbrigata abbastanza velocemente e l'enigma,in codeste situazioni , è verificare la reattività della gamba al termine della pedalata. Sin dalle prime falcate le sensazioni sono sorprendenti pertanto pertanto spingo sull'acceleratore per mettere fieno in cascina. Maratona caratterizzata da un consistente multilap (12 giri) , con tratti ombreggiati e con un'unica salitella, insignificante in apparenza ma ostica sul finire. Contento del ritmo tenuto nella prima metà e conscio dell'inevitabile calo fisico in arrivo, gestisco la stanchezza con qualche brevissima camminata. Gli impegni futuri ravvicinati consigliano prudenza ed oculatezza nell'amministrazione dell'energie residue.
Imboccato il lungo rettifilo finale, rallento, cammino a metà, riprendo la corsa e alzo le braccia al cielo, molto emozionato, mentre  oltrepasso la fantomatica finish line.
Subito dopo, fuoriesce perentoriamente la spossatezza, generatasi dall'energie nervose spese durante l'intensa e problematica giornata sportiva. Attendo il passaggio di Roberto nei pressi del giro di boa e non vedendolo passare ipotizzo abbia avuto problemi con il calcagno dolorante.  Tiro un sospiro di sollievo quando in lontananza riconosco la sua sagoma e lo incito negli ultimi metri della sua fatica.
Complimenti a lui ed a tutti i finisher con una particolare menzione rivolta  ai simpatici amici italiani.
Tutto è bene quel.... che si riesce a concludere positivamente e, sportivamente parlando, significa poter varcare la linea del traguardo.
Grazie al vecio Roberto per la compagnia e le grasse risate.

God bless you !!!


lunedì 8 giugno 2015

E dopo sei mesi...

Il benvenuto della Famiglia di Eddi. Grazie !!!
Elegantemente vestito all'interno del Parco del Timanfaya
Il sogno di ogni partecipante...
Yogurt gelato , una bontà !

......mi sono rimesso in gioco, sportivamente parlando,e quale migliore palcoscenico potevo scegliere se non quello dell'Ironman Lanzarote ?
La lunga sosta forzata, generata dalla logorante pubalgia, ha cambiato in maniera significativa la mia vita d'atleta, principalmente improntata ad allenarsi gareggiando, vivendo del fondo costruito in tanti anni senza mai fermarsi.
12 mesi all'anno, saltando dalla triplice al podismo, sfruttando l'endurance dell'una per buttarsi alla cieca nell'altro ,senza aver preparato nessun evento in modo specifico e soprattutto senza porsi domande. Non avendo fini cronometrici prestabiliti  o persone a cui rendere conto delle prestazioni,  l'unico imprescindible comandamento era l'impegno e rispetto della competizione.
Il tutto rapportato a quanto potevo "elargire" fisicamente in quel dato giorno poichè, sebbene gareggi da quasi un ventennio, trovo difficile fare previsioni sulla forma del momento.
Stanco di finanziare inutilmente dottori e fisioterapisti e conscio del fatto che la pubalgia è una patologia subdola, della quale nessuno sa dirti quando scomparirà , ho preso la drastica decisione di riprendere l'attività podistica a metà marzo. Buffamente vestito da corridore improvvisato, indossando calzoni di una tuta ,alternando corsa e cammino..
La domanda spontanea, percorsi 100 metri, è stata: "dopo tanti mesi senza poter correre un metro , come reagirà il corpo abituato a rimenere perennemente attivo?"
La catastrofe fisica prevista non si è fortunatamente materializzata ed il dolore ha lasciato spazio ad un fastidio col quale convivere in attesa di momenti migliori. D'altronde avevo solo due mesi di tempo per poter scongiurare una lunga camminata, nel caso in cui fossi riuscito a concludere le prime due frazioni dell'IM canario.
Morale della favola, prima della spedizione per Lanzarote , avevo incamerato nel serbatoio della corsa continua un'ora abbondante, evitando di sperimentare lunghi , i quali avrebbero potuto risvegliare ed infiammare il pube . Meglio arrivare all'appuntamento podisticamente impreparati, senza ulteriori complicazioni fisiche, considerando che nella maratona i ristori saranno posti ogni 2,5 km e molteplici le possibilità di rifiatare.
L'approccio nelle altre due discipline è stato come negli anni precedenti ,senza particolari patemi , ma piuttosto distaccato sapendo di dover affrontare una prova con l'ultima frazione molto penalizzata.
La trasferta nella magica isola di Lanzarote è una prassi consolidata sin dal secolo scorso, allorchè decisi d'esordire nella distanza regina della triplice disciplina. Nonostante diversi cambiamenti, determinati dalla crescita esponenziale di turisti, il fascino dell'isola vulcanica e dei suoi paesaggi mozzafiato è rimasto immutato, la forza della natura pure.
Quando il volo atterra all'aeroporto di Arrecife noto con estremo dispiacere l'intensità del celeberrimo vento canario. La speranza è di trovarlo "docile" nel giorno in cui dovremo assecondarlo mentre pedalaremo, altrimenti sarà una battaglia continua con un incontrastato dominatore, lui.
In questi casi l'unica soluzione a disposizione è limitare i danni e munirsi di tanta pazienza evitando lo scontro ad armi impari. La borsa per il trasporto bici ,acquistata per l'occasione, viene subito battezzata al primo volo e, quando la tolgo dal nastro trasportatore, noto con rammarico un bel foro...
Abbraccio l'amico Eddi . residente nell'isola, il quale gentilmente m'accompagna nell'appartamento prenotato per la settimana di soggiorno e poi a casa sua, dove la moglie Viviana ha preparato la cena per tutti. Risotto ai frutti di mare, seguito da un bis di crepes alla nutella completano il lauto pasto.
Il giorno seguente è,da protocollo,  dedicato alla visita del monumentale complesso sportivo "Club la Santa" per il ritiro del pettorale e visita al piccolo expo.
Dicono che l'intensità del vento calerà nei giorni a venire,  però la realtà delle cose si dimostrerà l'esatto contrario e ne subiremo le conseguenze durante la gara.
Osservo, nel consegnare bici e sacche al tradizionale "bike check- in" della vigilia, la cospicua presenza fra gli amatori di ruote anteriori ad alto profilo, come se codesti "genialoidi" dovessero gareggiare in percorsi filanti con vento assente. E pensare che sino a qualche anno fa si notavano solo a basso profilo....
Nottata abbastanza tranquilla,con Eolo impegnato a fare le ore piccole coi suoi sibili poco promettenti. Sveglia alle ore 4,10 e curiosamente il vento sembrerebbe andato in letargo, ma l'esperienze passate consigliano di ripescare il saggio motto di trapattoniana memoria, cioè  "non dire gatto se non ce l'hai nel sacco". Giunto in zona cambio alle 5,45 gonfio le ruote , sistemo barrette e gel nel box posizionato sul tubo orizzontale e scendo in spiaggia.
L'attesa nel tendone è logorante, il tempo trascorre lentamente e cerco di stemperare l'innata tensione con alcuni amici italiani. Il fluido della prima frazione è notoriamente nemico del sottoscritto e trovarselo di fronte la mattina presto contribuisce ad abbassare il morale.
Al colpo di pistola segue una breve passeggiata e la traumatica immersione della "cabeza" nelle gelide acque oceaniche la quale, seppur protetta da una cuffia in neoprene, subisce uno shock termico "agghiacciande"!
Sono in balìa dell'orda d'animali inferociti che mi scavalcano pur di guadagnare spazio nel convulso start, tipico dell'IM Lanzarote. La prima boa, posizionata a circa 170 mt dalla linea di partenza, determina un inevitabile caos generato dai 1700 triatleti, intruppati e desiderosi di trovare un varco liberatorio. Pura utopia.
Il vento inizia a salire e lo si nota nell'ultimo tratto del quadrilatero con una corrente contraria al senso di marcia. La seconda tornata sarà, sul finire dei 3800 metri, una lotta per combattere il freddo corporeo, e proseguirà quando cercherò di togliermi la muta in preda ai brividi.
Vestito con una maglia da ciclismo decisamente naif risalgo la spiaggia, attraverso la lunga zona cambio ed inizio l'avventura sui pedali. All'uscita da Puerto del Carmen, sulla circonvallazione esterna alla cittadina turistica, vengo letteralmente sballottato dalle forti raffiche di vento ed a malapena riesco a condurre il mezzo meccanico . In un tratto, una violenta folata, determina l'invasione della corsia opposta e ringrazio la buonasorte che il traffico è a senso unico.
Yaiza, Salinas de Janubio, Los Hervideros, El Golfo per poi risalire il Parco del Timanfaya continuamente alla mercè di un ronzìo che t'accompagna ovunque. Il nuovo tratto, sostitutivo della discesa verso Tinajo, con passaggio da La Vegueta si rivela a favore di vento. L'approdo all'esterno del Club La Santa rappresenta da sempre uno spartiacque mentale perchè, a mio modesto parere, inizia un segmento ostico che condurrà i concorrenti alla volta dei due Mirador. Noto inaspettatamente l'ovazione degli spettatori, quando quest'ultimi s'accorgono del mio abbigliamento e rispondo con un sorriso di compiacimento.
Pedalo risparmiando energie preziose nella risalita al Mirador de Haria e pongo particolare attenzione nel percorrere i tornanti della pericolosa discesa verso il centro del paese, da dove comincia un tratto indigesto "contaminato"da strappetti killer. Nel classico muro di Guinate, arranco vistosamente, fermo sul posto con effetto moviola , maledicendolo per la diciottesima volta.
Relax nella picchiata successiva per poi godere della magnifica vista sull'Isola Graciosa nel momento in cui gridando "spettacolooooooo !" cerco di giungere al Mirador del Rio evitando il prosciugamento delle risorse fisiche. Occorre mantenere qualche stilla di glicogeno muscolare per sopravvivere alle violente sollecitazioni presenti dopo Nazaret, l'unico segmento rimasto con un manto stradale decisamente deteriorato.
La stanchezza e le vibrazioni rendono indimenticabili questi pochi chilometri e quando si svolta a sinistra al termine dello "shakeraggio" ti sembra di pedalare sul velluto.
Il più è fatto, occorre solo gestire le gambe per presentarsi al via della maratona in condizioni accettabili sennonchè accade l'imprevedibile.
All'altezza del 160° km vi è l'ultimo ristoro e, affiancato ad un altro concorrente (che scoprirò nei giorni successivi  essere un atleta italiano), rallento per prendere una borraccia.
Un emerito demente con tanto di pettorale ,sicuramente in trance agonistica, giunge da dietro e con la sua bicicletta mi scaraventa bruscamente al suolo. E' una tramvata, il cui risultato risulta essere una serie di abrasioni e botte alla parte sinistra del corpo. Il malcapitato,invece di sincerarsi delle condizioni fisiche di chi ha investito , sgancia la sua bici dalla mia e risale in sella come se nulla fosse.
Accorrono i volontari, li rassicuro  sul mio stato di salute , ed il primo pensiero va alla bicicletta sperando sia intatta e funzionante. Così è, ringrazio la buona sorte e copro i restanti 20 km  pedalando con un dolore all'anca che abbassa notevolmente l'umore e innesca pensieri negativi nella mente.
Riuscirò a correre la maratona? Lo scoprirò solo....provandoci.
Nella tenda della seconda transizione una volontaria nota le abrasioni e cerca di convincermi a medicarle ma gentilmente le faccio capire l'intenzione di ripartire il prima possibile.
Correre, al termine di una pedalata faticosa, è già di per sè un gesto complicato.  Se si somma anche una compilation di fitte ogni qualvolta appoggio l'arto sinistro al suolo, diventa una probabile via crucis. Memore d'aver vissuto situazioni simili, cerco di resistere per qualche chilometro poi deciderò il da farsi nel caso in cui il dolore all'anca rimanesse tale e quale.
In effetti pur correndo con spinta prevalentemente a carico della parte destra, acquisto fiducia e salvo cedimenti improvvisi potrò continuare. La pubalgia? La mente è concentrata su altri dolori e se n'è dimenticata. Meglio così ...
Da quando il percorso della maratona è stato modificato bisogna mettere in preventivo un bel venticello contrario presente sulla ciclabile parallela all'aeroporto e sino al giro di boa situato a Playa Honda.
La visiera viene divelta per due volte dal vento impazzito e dopo aver completato il primo dei tre giri previsti l'attesa crisi si materializza. Sono pronto, considerando la mancanza d'allenamento nella corsa, quindi qualche salutare passeggiata è opportuna e necessaria ad alleviare i dolori ai quadricipiti. Dimenticare l'assunzione di un gel, fornitore di carboidrati di pronto utilizzo, aumenta la sofferenza e solo nei 5 km finali rivedo la luce e le gambe tornano a simulare un gesto prossimo alla corsa. Affaticamento e fastidi vari s'attenuano quando, giunto all'ultimo strappetto, mi concedo una brevissima camminata sapendo che poi s'apriranno le "porte della gloria". Così immagino ogni anno la successiva discesa verso il traguardo, un sussulto d'emozioni, adrenalina ovunque ed una gioia intrinseca difficile da spiegare.
Il transitare sotto il traguardo è stata la felice conclusione dell'ennesima "battaglia" sportiva, stavolta condita da qualche ostacolo inaspettato in più e superato con una buone dose di fortuna.
Complimenti ad Alessandro Degasperi, primo vincitore italiano nella storia dell'Ironman Lanzarote in virtù di una fenomenale rimonta nella corsa, ed a tutti i partecipanti.
Questa edizione la ricorderemo a lungo e sarà maggiore la soddisfazione d'averla portata a termine.
Garze grasse e diligenza sono state necessarie per curare la "sbucciatura" all'anca e poter continuare, seppur in tono, minore la stagione. E' iniziata una seconda carriera sportiva ancora più "easy" di prima ma con l'identico duplice obiettivo: concludere le gare e vivere l'evento in compagnia.
Grazie a tutte le persone che, con la loro presenza, hanno allietato il mio soggiorno.
Un particolare menzione meritano, per l'accoglienza e fraterna amicizia dimostrata, l'amico Eddi e la moglie Viviana . Un abbraccio ai loro due figli Nicolas e Leonardo.

God bless you !!!