lunedì 12 ottobre 2015

Festa con suspense...

Catu , Brunone e Ame e la Zafira strapiena
Cancer Off presente
Leggermente sofferente... :)

Dire "la paura fa 90" forse sarebbe troppo banale ma, considerati i fatti accaduti , poteva concretizzarsi proprio il giorno dove "era già tutto previsto" e dato per scontato. Ma lo sport è imprevedibile e riserva sempre qualche sorpresa.
Elbaman, l'Ironman di casa, organizzato dalla mia società d'appartenenza, l'Elbaman Team, dietro al quale vi è tutta la volonterosa famiglia Scotti.
L'amico Marco, organizzatore e Presidente del club elbano è il "deus ex machina" di questa manifestazione sportiva, resa unica nel suo genere sia per quanto concerne la cornice naturalistica, con scorci mozzafiato, che per il clima familiare instauratosi fra i partecipanti.
E' una specie di ritrovo di fine stagione , una festa all'insegna della fatica sportiva e del divertimento, rappresentato dagli sfottò coi vari amici incontrati.
Centro nevralgico per rivederli ,la famosa gelateria Zero Gradi a Marina di Campo sede dell'evento.
L'equipaggio allestito per la trasferta di fine settembre era composto dal sottoscritto , Fabio Catufi detto "Il Catu" e dal "Colosso di San Colombano" Brunone Marini.
Viaggio con partenza all'alba da Lodi e prima sosta a Piombino per bere un caffè , incontrare l'amica Debora e imbarcarci sul traghetto prenotato.
Un'ora di trasbordo ed altri 30 minuti d'auto prima di giungere alla segreteria della gara dove incontriamo i simpatici volontari e l'intera famiglia Scotti indaffarati nella preparazione dei pacchi gara.
Siamo i primi a ritirarlo con tutto l'occorrente per la prova domenicale ed a mettere la firma sul "pannello ricordo" creato appositamente dall'organizzazione. Carino il pensiero d'attribuirmi il numero 90 e per fortuna non sono un soggetto scaramantico.
Depositiamo Brunone all'Hotel Montecristo del quale è ormai un aficionados come del resto lo sono io dell'Agriturismo Orione, gestito dal mio fratello elbano Gianluca. Il Catu ha scelto di seguirmi ed è rimasto entusiasta dell'amena struttura immersa nel verde e la pace ivi presente.
Venerdì sera dopo la cena ci fiondiamo da Zero Gradi ,incontrando persone che non rivedevo giustappunto dallo scorso anno, ed è sempre una festa irrinunciabile.
La vigilia inizia con una breve corsa mattutina, resa necessaria per riavvivare il corpo intorpidito dal viaggio del giorno precedente, poi è il solito cercare di far trascorrere il tempo ammazzando la noia.
Ed una cosa utile a questo scopo è il bike check-in pomeridiano , grazie al quale incontro gli amici arrivati all'ultimo momento sull'isola ed inizio a respirare profumo di Elbaman.
Faccio uno strappo alla regola durante la cena, lasciandomi attrarre da un primo a base di penne condite, invece del canonico piatto di pasta con olio e grana. Scelta poco azzeccata in quanto risulterà pesantuccio a livello digestivo, ma gioca a mio favore l'avere consumato presto la cena.
Rientrato alla base mi metto sotto le coperte e la desuetudine a coricarsi ad orari insoliti, unita alla classica tensione pre gara, generano un sonno discontinuo. Svegliarsi alle 4,10 contempla uno stato larvatico con la susseguente colazione "masticata" senza avvertire alcunchè. Della serie "I sapori questi eterni sconosciuti".
Cerco di riprendere conoscenza mentre percorro, camminando, il chilometro per raggiungere la zona cambio. Sono ben coperto ma col passare del tempo la temperatura diventa gradevole ed aspetto sino all'ultimo ad indossare la muta. Gli atleti, abbandonata la zona cambio, si trasferiscono in spiaggia attendendo lo start con un cielo oscurato e la visibilità delle boe ancora approssimativa.
Al momento dello sparo scaccio l'ansia generatasi dal dover affrontare la frazione a me indigesta e cerco, nel limite del possibile , di "sguazzare" i primi 1900 metri con oculatezza. La mancanza di fondo è un limite preoccupante, tuttavia fuoriesco indenne dalla baia di Marina di Campo.
Corsetta per sconfiggere lo stordimento, prima transizione effettuata con la dovuta calma e via in sella per affrontare un percorso ostico spalmato su tre giri, forse il più impegnativo dell'annata.
Il primo scorre velocemente, la gamba c'è, le sensazioni buone, sennonchè nella discesa da Sant'Ilario accade il misfatto. Di colpo sento la ruota posteriore completamente a terra ,sbando vistosamente e quando realizzo d'aver forato il tubolare lo sconforto è notevole.
Inutile il tentativo d'iniettare la schiuma anti foratura, il danno procurato si rivela oltre l'immaginabile e la vedo fuoriuscire ovunque. Giunge una moto con due persone dello staff , chiedo se vi sia un'assistenza meccanica  sul percorso ricevendo risposta negativa.
Ultimo tentativo,per continuare a sperare di proseguire la competizione, è la sostituzione del tubolare, operazione indigesta ma assolutamente necessaria in siffatte situazioni.
Qualche "smadonnamento" ci scappa però l'operazione riesce ed ora l'obiettivo principe è quello di concludere i circa 110 km rimanenti. Li affronto col cuore in gola, perchè il tubolare non è incollato a dovere, pertanto dovrò far attenzione nell'approcciare le curve per scongiurare una sua fuoriuscita dal cerchio. L'energie nervose spese durante la sosta forzata vengono a mancare nell'ultima tornata, ma poco importa. Mettere il piede a terra in zona cambio significherà aver vinto la personale battaglia con la sfortuna. Missione compiuta!
Seconda transizione, indosso la canotta con dedica a Simone poichè, dopo aver festeggiato la 100esima maratona insieme, occorre suggellare anche quest'altro traguardo.
Rimango positivamente impressionato dalla reattività dei quadricipiti sin dalle prime falcate e nonostante una crisi alla mezza rimango concentrato e riesco, calando un filino il ritmo, a mantenere una velocità decente.
Emozionante ed adrenalinico ricevere così tanto sostegno dagli amici a bordo strada ed i chilometri scivolano velocemente accompagnati dai pensieri, immaginando quale stato d'animo pervaderà corpo e mente nel momento in cui varcherò la linea del traguardo. Ci siamo quasi....
Curva  a destra in prossimità del Montecristo, è l'ultima volta che percorrerò il lungomare, me lo voglio godere sino alla fine e raccolgo gli ultimi incoraggiamenti prima d'abbandonarlo.
La svolta per immettersi sul breve rettilineo finale rimarrà in eterno nei miei ricordi così come il festoso arrivo con tanto di coriandoli e striscione dedicato. Ringrazio pubblicamente l'amico Marco per questa gradita sorpresa inaspettata che mi ha molto emozionato. Rimasto senza parole ed intervistato subito dopo il traguardo ero incapace di pronunciare una frase di senso compiuto.
Oltre ai soliti e meritati complimenti a tutti i finisher vorrei condividere il gentile pensiero del vincitore della prova con tanto di record , il belga Lucky Berlage, applaudendo tutti i volontari.
Figure fondamentali per la buona riuscita di qualsiasi evento sportivo, senza il loro apporto  NOTHING IS POSSIBLE.
Una lieve correzione del motto coniato dall'organizzazione dell'IM pallinato.
Un grazie anche ai miei due compagni di viaggio, entrambi  finisher dell'Elbaman 73, per la spassosa compagnia ed un caloroso abbraccio a chi mi ha incoraggiato anche in maniera colorita :)

God Bless you !!!

lunedì 14 settembre 2015

Pioverman

 Con l'amico Antonio Scirocco prima del via
 Penne e ravioli al pasta party
 Col prete colombino Padre Serna dopo il pasta party
 Saluto di rito del gruppo italico
 Cancer off presente !

Un'intera settimana a visionare le previsioni meteo, girovagando fra diversi siti concordi nel decretare la probabile assenza di pioggia.
Però stiamo parlando di Zofingen e spesso, in passato, le condizioni ambientali sono radicalmente cambiate nel volgere di una mattinata, costringendomi a lanciare imprecazioni nei confronti di Giove Pluvio.
Decido di non saper nè leggere nè scrivere ed adotto la configurazione da pioggia (ruota con pista frenante in alluminio all'anteriore) per il battesimo della nuova bici da crono in carbonio. . L'ho chiamata ONLY 4 FUN perchè da sempre approccio le competizioni con questo spirito pur non lesinando impegno, onorandole nel miglior modo possibile.
Ho già speso elogi, nei vari resoconti riguardanti il Powerman Zofingen, una delle gare che porto nel cuore ed ogni anno ci torno per mettermi in balìa dei suoi continui saliscendi.
Evito accuratamente d'affrontare nelle uscite di corsa e sui pedali pendenze significative come quelle presenti durante le tre frazioni della gara, valida come Campionato del Mondo di Duathlon Lungo.
Puntualmente pago dazio, manca l'allenamento specifico quindi l'unica arma per venirne fuori è quella di faticare ma con oculatezza, camminare quando lo sforzo diventa un fuorigiri insostenibile.
Da un lustro è l'amico Franchino il compagno di viaggio in terra elvetica e mentre nelle precedenti trasferte si era cimentato nella short distance,stavolta tenterà di prendersi la t-shirt di finisher della long distance. Si è preparato a puntino negli ultimi tre mesi e, conoscendo gran parte del tracciato, partirà col freno tirato per giungere a correre gli ultimi 30 km in condizioni decenti.
Regola valida per chiunque si schieri al via se teniamo conto della durezza di quest'ultmi.
Viaggio quasi perfetto, con una coda irrisoria per entrare nel Tunnel del San Gottardo e successiva sosta ,come da tradizione, sulle rive del Lago dei Quattro Cantoni per uno spuntino a base di frutta. Sennonchè passata indenne la periferia di Lucerna ecco l'inspiegabile rallentamento nei pressi di Sursee e una bella mezz'oretta persa.
Arriviamo comunque in orario per il ritiro del pettorale dove Franchino deve scomodare l'intervento del responsabile ITU per poterlo avere in quanto la tessera Fitri è sprovvista dell'anno di validità 2015. Così compare su tutte le tessere rilasciate agli atleti italiani generando la solita figura barbina della nostra federazione.....
Pasta party decoroso, poichè è illogico pretendere che la qualità della pasta cucinata possa essere degna di quella italiana soprattutto per quanto concerne la cottura. Conta, a mio parere, essere partecipi di un evento organizzato per permettere l'incontro degli atleti provenienti da ogni continente.
L'intenso traffico preclude la presenza alla kermesse,organizzata con tanto di cantante svizzero emulo di Elvis, alla coppia d'amici formata da Andrea (alla sua quarta presenza consecutiva)  e dalla simpatica consorte Caterina.
Li accompagnamo nel ristorante dove ceneranno. Da sempre si recano al "Ristorante alla Lupa" per la presenza di Ferruccio, giovale capo cuoco il quale c'incuriosisce e stupisce coi suoi racconti.
Rimaniamo esterrefatti e sorridiamo nell'ascoltare come la Svizzera sia governata da sette ministri ed altre "amenità" organizzative irrealizzabili nella terra del tricolore...
La vigilia è dedicata al "cercare di far trascorrere il tempo, annoiandosi il meno possibile" presenziando al briefing, passeggiando nella via principale di Zofingen e riposando in camera prima di ridiscendere per la cena. Quest'anno optiamo per il ristorante di Ferruccio, vestendo i panni degli atleti seri, ordinando pasta condita con olio e grana e come seconda portata un petto di pollo ai ferri.
Più tardi ci faranno compagnia Andrea , Caterina e l'intera famiglia Fiorini, con Mauro impegnato nella lunga distanza e la giovane figlia Simona in quella corta. La moglie Sabrina e la secondogenita
presenti come supporter.
Nuvoloni neri all'orizzonte, ma al briefing pomeridiano lo speaker locale parlava di gara "dry",  motivo per cui siamo fiduciosi di non ritrovarle qui domattina...
La sveglia suona alle 6.10 e mentre sgranocchio alcuni biscotti metto fuori il crapone dalla finestra scrutando l'orizzonte. Qualche nube c'è , ma sembrerebbe la classica giornata uggiosa autunnale senza lo spauracchio della pioggia.
Il bike check-in è molto veloce, ed ognuno di noi può usufruire di una scatola rettangolare in plastica per deporre il materiale da utilizzare durante la prova. Al termine di ogni transizione tutto deve obbligatoriamente essere al suo interno, pena provvedimenti disciplinari.
L'aria è frizzante, ed il termometro dell'auto segna 11.5 gradi alle 7.30, quindi ci piazziamo nella palazzina degli spogliatoi al calduccio. Ne usciremo solo una mezz'ora prima dello start, correndo con l'intento di riscaldarci. A -10 minuti entro nel box di partenza assistendo alla presentazione degli atleti di maggior spicco. Vedo dinanzi a me il pendio iniziale ed allo sparo parto con poca baldanza conscio di cosa m'attende in cima. Malgrado ciò fatico ad avanzare e sfrutto i tratti in discesa per recuperare. Transito nell'Arena accolto come tutti dall'incitamento degli spettatori e ritorno al punto di partenza ripercorrendo l'erta iniziale. Cammino tre volte prima d'entrare nel bosco , ritenendo inutile soffrire oltre il dovuto e concludo discretamente i quasi 10 km previsti. Indosso il gilet windstopper , guanti e parto per la pedalata sentendo alcune gocce scendere....
"Dai saranno due gocce passeggere..", ed infatti sino ai piedi del celeberrimo Bodenberg il cielo rimane coperto senza avvisaglie di quel che verrà di lì a poco. Uno scroscio d'acqua ci accompagnerà per tutta l'ascesa, la discesa ed il successivo tratto piuttosto veloce.
Il raffreddamento corporeo causato dalla pioggia è stato repentino, le mani congelate, intorpidite  e dovevo sbatterle staccandole dal manubrio per muovere la circolazione sanguigna delle dita. Maledizione !!!
Avanti di questo passo non sarei riuscito a concludere la prova e fortunatamente il maltempo è cessato lasciando come strascico la punta dei piedi freddi e una perdita di concentrazione.
D'altronde resco a malapena a sopportare fisicamente queste condizioni atmosferiche, tipiche di queste latitudini ,con la muscolatura incapace di rendere come dovrebbe.
Stanco durante l'ultima tornata, sfrutto l'intero pacco pignoni nelle tre salite presenti e rientro nell'Arena per la seconda transizione, pronto a salire sulla giostra.
E' risaputo quanto sia impervio doversi sorbire il dislivello presente nella terza frazione. Personalmente l'unica tattica efficace per chi ,come il sottoscritto, è privo d'una preparazione specifica è alternare corsa e cammino altrimenti si rischia la deflagrazione fisica.
Bello incrociarsi coi vari amici italiani e darsi un "cinque" oppure incoraggiarsi a vicenda. L'assenza contemporanea di Mauro e Andrea mi porta a pensare ad un loro abbandono anticipato. E così sarà purtroppo...
Finalmente con immenso piacere scorgo la sagoma del Franchino mentre sto camminando in salita e ci scappa una risata quando l'amico sottolinea la mia veloce andatura :)
Sarò ripetitivo come ogni anno nel raccontare quanto sia appagante ridiscendere dal bosco verso il tratto asfaltato, al termine del quale vi è l'ingresso nella magica Arena.
Si percorre tutto il perimetro interno , la gente sugli spalti applaude, tu godi nel calpestare l'erba del prato e vorresti questo momento fosse interminabile.
Invece gioisci nel varcare la finish line, ricevi i complimenti e la stretta di mano del Presidente Ruf , la medaglia al collo e poi fuoriesce la stanchezza.
Fortuna vuole che gli spogliatoi siano ubicati nelle vicinanze, in modo tale da consentire l'immediata e salutare doccia. Segue massaggio teoricamente defaticante ed inaspettata sofferenza causata dalla mano leggermente pesante dell'operatore.
Mangio un piatto di pasta , poi esco pensando all'imminente arrivo del Franchino ma sono preoccupato perchè tarda a farsi vivo. Chiedo lumi ai cronometristi e scopro sia transitato al controllo posto a soli 2,5 dalla fine. Rimango sulla tribuna quasi deserta per tributargli il doveroso omaggio al termine di un lungo sforzo contraddistinto da qualche defaillance fisica durante i 30 km finali.
Onore a lui ed a tutti quanti hanno provato a sfidare i propri limiti. Una pacca sulla spalla a chi, per svariati motivi, ha dovuto rinunciare anzitempo.
Il giorno seguente disavventura meccanica con l'auto di Franchino in panne a pochi chilometri dall'entrata del tunnel del San Gottardo e ricovero del mezzo in una garade a Wassen piccola cittadina a 916 mt d'altitudine. Cambio della pompa dell'acqua ed attesa di 6 ore con tanto di controllo documenti da parte della polizia svizzera insospettita dalla presenza di due sconosciuti girovaghi senza meta  :D
Questa mi mancava...

God bless you !!!


venerdì 14 agosto 2015

Berlin Tri XL


Birra al pasta party
 Box doccia con adiacente water :)
 Cancer Off sempre presente
 Sicuramente lui m'avrà aiutato durante le numerose crisi..
Con Sebastian l'organizzatore del Berlin Triathlon XL

Festeggiare i 90 IM in Italia , nell'unica ed affascinante gara su distanza IM , ovverosia l'Elbaman. L'idea era stata partorita ad ottobre dello scorso anno ed accantonata il mese successivo causa la presenza di una fastidiosa infiammazione a livello del pube e chi legge i miei resoconti ne è ampiamente al corrente.
Al termine dell'estenuante quaterna in tempi ristretti necessitavo di partecipare ad un Ironman estivo per poter rispettare la tabella prevista. Purtroppo stava sfumando il progetto iniziale, dacchè ero rimasto senza un compagno di viaggio e le gare fuori circuito si disputavano a distanze considerevoli. Affrontare una trasferta in solitaria così lunga era un'ipotesi scartata a priori.
Sennonchè ,in zona Cesarini, sono venuto a conoscenza di un coetaneo romano iscritto al Berlin Triathlon XL disposto a condividere il viaggio ed un pernottamento durante la tappa d'avvicinamento a Berlino.
Partenza da una torrida ed afosa Brianza , bramosi d'assaporare la brezza d'oltralpe. La troviamo a San Bernardino durante la pausa pranzo nel Canton Ticino. Finalmente un po' di fresco, cercando di mettersi alle spalle la soffocante canicola che sta imperversando da qualche settimana sulla penisola italica. Siamo in estate, tuttavia ritengo si sia raggiunto il limite massimo della sopportazione...
Attraversata la Svizzera, con una fugace apparizione in territorio austriaco, approdiamo nella cittadina bavarese di Ottmaring. Pernotteremo in un centro del Movimento dei Focolari quasi deserto. Doccia a cui fa seguito una cena in un locale caratteristico, situato a pochi chilometri di distanza e consigliato dalla receptionist.
L'indomani mattina breve corsetta blanda rigenerante ed un'abbondante colazione in vista del lungo trasferimento verso la capitale germanica. 
Rimango particolarmente colpito dalla velocità sostenuta dei guidatori tedeschi, i quali sfrecciano ben oltre i limiti in vigore nella comunità europea. Se solo t'azzardi a rallentarli ricevi, nella migliore delle ipotesi,  un avvertimeno a farti da parte tramite fanali oppure un immeritato insulto.
Dopo sette ore abbondanti,trascorse interamente sul suolo tedesco, arriviamo al lago Müggelsee, piccolo laghetto situato alla perifieria di Berlino e attorniato da una fitta boscaglia. Com'era prevedibile l'ambiente si presenta molto familiare e durante il ritiro del pettorale provvedo a pagare la quota d'iscrizione. Siccome l'idea di presenziare alla kermesse berlinese era nata dopo la chiusura delle iscrizioni on line, Sebastian, uno degli organizzatori, m'aveva concesso l'opportunità di saldare cash sul posto. Pittoresco ricevere la maglietta di Finisher, simile per gli iscritti alla media e lunga distanza, ancor prima d'aver varcato la linea d'arrivo.
Molto formale il pasta party, con gli atleti seduti attorno a tavoli rotondi ben apparecchiati. Discreto il menu offerto con diversi tipi di pasta, cous cous leggermente piccante ed insalata. Dolce non pervenuto e bevande a pagamento. Finalmente il socio m'accompagna nella residenza berlinese e due cose balzano subito all'attenzione: la squallidità del posto e la mancanza di gentilezza del tipo alla reception. Percepisco una certa avversione ed ottengo risposte infastidite quando chiedo informazioni. 
L'ascensore, questo illustre sconosciuto, ed il trasporto bici +bagagli all'ultimo piano dello stabile sarà un buon aiuto a prendere sonno. Camera, dal punto di vista del rapporto qualità prezzo, decisamente in linea col costo. Sorrido nel vedere la tazza del water bloccata e lo spazio limitato in cui si trova. A fianco un box doccia tutto in plastica, il quale riceverà la sufficienza dopo averlo testato. Con 30 euro al giorno, in camera singola, era illogico pretendere di meglio...
La tristezza della periferia industriale, l'impossibilità d'allontanarsi causa penuria di mezzi pubblici, mi vedranno costretto ad inventare qualcosa per vincere la noia della vigilia. Ore 8. A digiuno, infilo  le scarpe da corsa per 20 minuti, durante i quali verifico la presenza del Penny Market trovato sulla cartina on line della città. 
C'è ! e sarà la mia ancòra di salvezza alimentare, perchè il primo ristorante-pizzeria si trova a circa 3 km dallo pseudo hotel. A 1 km ci sarebbe un Mc Donald, ma destesto le "schifezze" offerte ai consumatori nei loro locali. Fossi disperso in un deserto, senza cibo, potrei farci un pensierino  :)
Ascoltando i preziosi consigli nutrizionali dell'amico Doc Paolo sostituirò la tradizionale pasta con del pane sia a pranzo che a cena. Ed i tedeschi lo sanno confezionare con diversi semi e la bontà è garantita. Le proteine saranno immagazzinate tramite petto di tacchino e carne stagionata entrambe in busta sottovuoto.
Prendo un caffè americano al Mc Donald e, mentre lo sorseggio, sfrutto la connessione per sentire telefonicamente ,tramite Whattsap, l'amico Fabio e mio fratello Sergio. L'aumento di temperatura inizia a farsi sentire durante la passeggiata per tornare in camera. Consumo con appetitto i due panini del succulento pranzo e nel primo pomeriggio attendo il socio per andare al tradizionale bike check-in, incombenza da sbrigare in pochi istanti. Ma...
Alcuni sventurati hanno parcheggiato all'interno della zona cambio e la polizia locale sta rimuovendo le loro auto quindi dobbiamo attendere la conclusione o quasi dell'operazione. E il socio con la testa fra le nuvole si è dimenticato il casco a casa dell'amico che l'ospita dall'altra parte della città. Quest'ultimo sarà molto gentile nel venire a portarglielo. 
Ero venuto al di quà delle Alpi per trovare refrigerio, però devo ricredermi poichè le previsioni meteo segnalano per il giorno seguente ben 28° di massima. Finalmente riesco a giungere in hotel giusto in tempo per una cena da sogno. Ironia a parte stavolta ho dovuto fare di necessità virtù....
Andrà meglio la prossima volta, così si usa dire e ne sono convinto, perchè mi riesce difficile immaginare una situazione peggiore.
Nottata tranquilla e sono in piedi in anticipo rispetto al suono della sveglia, pronto a deglutire le tre proverbiali barrette della colazione in attesa dell'arrivo del compare.
Il viaggio per raggiungere il parcheggio, messo a disposizione dall'organizzione, è di breve durata e gli 800 -900 metri dalla zona cambio costituiscono una buona sgambata per risvegliarsi dal torpore.
Inizialmente la temperatura percepita consiglia di mantenere al calduccio il corpo, ma con l'uscita del sole occorre svestirsi per evitare di sudare. 
Faccio la conoscenza di Stefania, l'unica italiana presente al via sulla lunga distanza e scambio con lei due chiacchiere mentre indossa la muta. Ore 6,40 inizia la "mutazione neoprenica" con le solite difficoltà nella vestizione, poi cammino in direzione lago sul tappeto steso per favorire il trasferimento degli atleti verso la prima transizione. La partenza verrà data in acqua e la frazione si svilupperà su due giri con uscita su pontile ,tramite scalini, facilitata dalla presenza di zelanti volontari.
Un lato del triangolo risulterà più lungo del dovuto e di conseguenza anche la distanza nuotata. Maledizione! Esco "rinco" come preventivato, iniziando a zampettare per riprendere conoscenza. Effettuo la prima transizione con la dovuta calma, considerato l'approccio soft alla competizione. 
Salito in sella occorre affrontare un tratto di 26 km per raggiungere un anello di 20 km abbondanti da ripetere ben 6 volte.  Un ristoro all'inizio di ogni giro, ottimo direi, se le borracce d'integratore salino fossero riempite totalmente invece d'esserlo solo per metà....  
Mai fidarsi degli organizzatori quando ti parlano del tracciato ciclistico definendolo un biliardo con qualche asperità ininfluente. In effetti risulterà meno pianeggiante di quanto preannunciato e m'accorgo di non aver bevuto a sufficienza . Porto sempre una borraccia di scorta però in sostanza è risultata un palliativo considerata la sete costante durante il rientro al lago per la seconda transizione.
Successivamente al cambio d'abiti avverto lo stimolo d'urinare, allora entro nel bosco ma incredibilmente non ci riesco. Parto di corsa e percorso un chilometro ritento operazione di "svuotamento" col medesimo risultato. Chiaro sintomo di disidratazione, quindi cerco di bere molto con la testa preoccupata da questi insoliti avvenimenti. Ad aggravare la situazione già critica ci si mette pure l'assenza di gel ai ristori, divorati dai partecipanti alla mezza distanza.
Le sensazioni durante la maratona sono pessime e l'esperienza maturata durante gli anni consiglia di mantenere la calma e sopravvivere alla crisi ridudendo l'andatura sensibilmente. Nei tratti più ostici cammino nell'intento di "sollevare" la mente dalla fatica, perchè le gambe sono inesorabilmente incollate al terreno.
Doveva essere un IM d'allenamento e comunque, nel bene o nel male, da sempre accetto il verdetto del campo. L'Ironman, intesa come prova sportiva, richiede un significativo dispendio per il corpo umano perciò ritengo poco opportuno strisciare per transitare sotto l'agognata finish line.
Ricordo come fosse ieri gli ultimi istanti della gara  quando, dalla strada principale, svolto a destra nel parcheggio dove è ubicata la zona cambio  e ne fuoriesco sul rettilineo finale. 
Inutile rimarcare la gioia intrinseca provata, e seppure sia l'ennesima, la si assapora volentieri. Il corpo scorda la stanchezza come se fosse colpito da un'ammesia temporanea ed ognuno libera i suoi sentimenti a seconda dello stato d'animo.
Complimenti a Stefania , vincitrice della classifica assoluta femminile.
A distanza di due settimane la mente si rifiuta di sentire lontanamente la parola fatica , il fisico è segnato dagli eventi ravvicinati e ipotizzo un finale di stagione sottotono. Ciò nonostante a Zofingen, in occasione del Powerman, ed all'Elbaman cercherò d'onorare col solito impegno le due prestigiose prove. 

God bless you !!! 


venerdì 24 luglio 2015

10 anni dopo....

 Frauenkirche in piazza mercato
 Cancer off sempre in bella vista .....
 Numero tatuato
 Ultimi metri prima del traguardo

Raccogliendo l'estate scorsa l'invito d'uno pseudo amico, entusiasta di volere rivivere l'esperienza maturata in passato, avevo preso la decisione di seguirlo e ripresentarmi al via dell'Ironman che ha fatto la storia della triplice e continua a farla nel panorama mondiale, il Challenge Roth.
Purtroppo il personaggio di cui sopra ha ritenuto opportuno non iscriversi alla gara, lasciando il sottoscritto in brache di tela.
Cosa fare? L'affannosa ricerca di un compagno di viaggio si è risolta solo all'ultimo in virtù all'amicizia con Max Scandolara, triatleta conosciuto in occasione dell'Ironman Lanzarote 2013 e Presidente del Castelfranco Triathlon.
Lui vivrà l'esperienza sportiva coi genitori, sfruttando il loro camper,  ma si è adoperato affinché riuscissi  a trovare qualcuno con cui condividere il viaggio. Questa gentilezza avvalora lo spessore umano dell'amico veneto e contribuisce ad aumentare la mia stima nei suoi confronti.
Per schivare sveglie all'alba ho raggiunto il ritrovo di Cittadella la sera prima della data di partenza prestabilita, sfruttando la ghiotta occasione di passare una gradevole serata con alcuni amici del posto.
Enrico Busatto, triatleta cittadellese, si è preso cura d'organizzare una pizzata e successivo gelato alla quale hanno aderito oltre alla sua famiglia anche quella di Diego Pasinato, fra i partenti a Roth e due altri triatleti della zona. A supportarlo la compagna Angela ed il piccolo Cesare, un adorabile pargoletto di 5 mesi.
Pernotterò dall'amica Lisa, da me soprannominata "la stangona",  per l'altezza ben al di sopra della media italica così come la sua simpatia. Grazie infinite ! :*
Ritrovo alle ore 9 a Tezze sul Brenta,località situata sul confine vicentino-padovano per poi sorbirci un lungo viaggio durato la bellezza di 8h30' con una lunga coda, peraltro  preventivata, nei pressi di Monaco di Baviera.
Viaggio con Andrea , giovane triatleta costretto all'abbandono durante l'IM France di due settimane prima e deciso a riprovare l'esperienza in Baviera. Sull'altra auto la Pasinato family.
Giunti a destinazione, inizia il peregrinare attraverso le vie di Roth alla ricerca spasmodica di uno spazio dove potere parcheggiare le nostre auto. Qui tutto è ingigantito a dismisura considerata l'enorme affluenza d'atleti ed accompagnatori al seguito. Possiamo ritenerci fortunati ad averlo trovato nei pressi del sontuoso Expo.
Credo che qualsiasi casa produttrice ambisca a poter mostrare i propri prodotti in un simile palcoscenico ed immagino i costi per poterlo fare....
Sbrigata la prima coda di giornata col ritiro del pacco gara ed incamerato l'ennesimo immancabile zainetto, incontriamo Max e ci dirigiamo verso il tendone all'interno del quale si sta svolgendo il caotico pasta party. Pasta e verdure vengono portati senza soluzione di continuità e l'unico dispiacere è l'essere arrivato tardi alla distribuzione di un dolce, tipico locale, andato a ruba.
No problem, mi sono rifatto assaltando più volte l'altro buffet di dolci , riccamente assortito. Al termine della cena ero visibilmente e terribilmente saturo di cibo :)
Trovare una sistemazione alberghiera nei pressi di Roth è una chimera quindi, dopo aver cancellato la vecchia prenotazione, sono riuscito a trovare una camera singola nell'Arvena Park Hotel di Norimberga per soggiornare coi compagni di viaggio. Tralasciando la forzata lontananza dal centro nevralgico della kermesse, la struttura si è dimostrata di buon livello anche se a prezzi decisamente elevati. Detesto eventi con due zone cambio differenti perchè comportano notevoli perdite di tempo e, specialmente al Challenge Roth, occorre armarsi di tanta pazienza. Il bike check-in ha luogo nei pressi del celeberrimo canale a Hilpolstein, mentre la seconda transizione e la maratona finale a Roth,con finale pirotecnico nell'Arena.
Per ammazzare la noia del sabato ed evitare di girovagare fra gli stand all'Expo, decidiamo di prendere la metropolitana e fare una capatina nel centro storico di Norimberga. Ottima idea, la visita si è rivelata una scelta azzeccata.
Il caldo si fa sentire, meglio tornare per un breve spuntino in hotel e di seguito preparare sacche e bici da portare alla sfacchinata giornata , vale a dire il bike check- in .Ci tocca parcheggiare a più di un chilometro, depositare armi e bagagli per poi tornare al punto di partenza. Se in mezzo ci mettete il viaggio d'andata e ritorno il pomeriggio passa senza accorgersene. Lungimirante l'aver sbrigato il tutto attorno alle 15 altrimenti la sosta sarebbe stata ben più lunga.
A Lanzarote per completare la stessa trafila impiego 15 - 20 minuti, ma questo è il prezzo da pagare per una manifestazione di siffatte dimensioni, contraddistinta da un massiccio affollamento.
This is Challenge Roth, enfatizzato dal motto coniato dagli organizzatori : "Race the Legend".
La cena della vigilia riveste una certa importanza e Diego riesce a scovare un ristorante pizzeria prenotato ad orari tipici della tradizione germanica. Alla combriccola s'aggiunge Mirko tesserato per il Castelfranco Triathlon e trasferitosi a Stoccarda per motivi di lavoro. Avremo un ulteriore supporter e prezioso accompagnatore per il trasferimento della mattina successiva.
Spaghetti conditi con olio extravergine d'oliva e formaggio grana , mezza pizza ed una chiacchierata col cuoco Pino, un italiano trasferitosi più di 40 anni fa in Germania. Ci racconta d'alcune traversie a livello familiare subite negli ultimi tempi ed esprime il suo colirito parere sulla situazione economica del Belpaese. Le risate non mancano.
A nanna presto, considerando la sveglia puntata alle 3,50. Risveglio al solito intontito, sgranocchio barrette e bevo del tè poi scendo nella hall ad attendere Andrea e Mirko. Arrivano Diego and family e c'avviamo in direzione Hilpolstein giungendo sul posto al termine dell'ennesima coda. Avere Mirko ci permette di scendere al volo e giungere con largo anticipo in zona cambio. La temperatura è attorno ai 13 gradi e l'umidità penetra nelle ossa. Qualche brivido s'impadronisce del mio corpo.
Le batterie composte da 200 atleti partono ogni 5 minuti, come se fossimo alle prese con una catena di montaggio sportiva. Lo start viene dato in acqua, il percorso è semplice, la prestazione natatoria pietosa  come preventivato.
Trascorsi 10 anni dall'ultima apparizione, ricordavo poco il percorso ciclistico e sinceramente me l'ero immaginato meno impegnativo di quello realmente riscontrato durante la pedalata , con la seconda tornata resa ostica dalla presenza di un irritante vento contrario.
Il piatto forte, universalmente riconosciuto, sono i due passaggi sulle uniche asperità altimetriche presenti : Kalvarienberg a Greding e la mitica Solarer Berg a Hilpolstein.
Quest'ultima, emblema della prova , compare spesso nelle brochures che pubblicizzano la gara con foto spettacolari.  Elettrizzante per i partecipanti passare fra due ali di folla, sostenuti a gran voce come se fossero  atleti di livello. A tutti, sottolineo tutti, viene riservato lo stesso piacevole tifo da stadio.
Non avendo strumenti o riferimenti cronometrici, la percezione al termine della frazione è quella d'aver "mollato" forse troppo nei tratti ventosi per salvaguardare le gambe in vista della maratona finale. La stampata dei parziali delle tre frazioni smentirà la mia tesi.
Siamo all'atto finale e mentre accenno i primi passi di corsa vorrrei essere più reattivo, ma prima di darsi per spacciato occorre proseguire per qualche chilometro.Il tracciato della maratona è stato leggermente variato rispetto al 2005 con l'aggiuta d'alcune salitelle indigeste.
L'andatura è buona, il desiderio è quello di mantenerla sino alla mezza per poi calare il ritmo e contenere le crisi che immancabilmente si presenteranno. Mentalmente cerco di combattere l'inevitabile paranoia nel correre i due bastoni andata-ritorno sull'argine del canale. E sino al 34°km tengo botta concedendomi solo soste più prolungate ai ristori. Ritornato verso il centro abitato cammino lo strappo asfaltato, svolto a destra e qui ascolto la mente abbassando considerevolmente la velocità. Voglio godermi gli ultimi 4 km. raccogliendo l'incitamento degli spettatori a bordo strada.
Raggiungo l'Arena, sento la voce potente dello speaker, impossibile contenere l'emozione soprattutto quando sento gridare il mio nome. Stringo i pugni e nelle ultime falcate libero la mia gioia. Il tempo d'alzare le mani al cielo e,subito dopo aver varcato la finish line, l'adrenalina lascia spazio al proverbiale crollo fisico.
Si prospettava  un'odissea il rientro in hotel, evitata grazie ai genitori di Max, resisi disponibili a concedermi un passaggio. A parte l'abbandono anticipato di Andrea , giunto impreparato alla competizione, Max e Diego hanno coronato il loro sogno, soddisfatti della loro prestazione..
Complimenti a loro e colgo l'occasione di ringraziarli pubblicamente per l'amabile compagnia.

God bless you !!!

martedì 7 luglio 2015

A.A.A. Cercasi....

Con le Sisters Giuliana e Simonetta
Coppe gelato a pranzo....
Cancer off presente !
La prima cialda post gara

....stimoli ed enegie per affrontare la terza tappa del'Irontour 2015 nel tradizionale appuntamento in Carinzia all' Ironman Austria.
L'occasione trasforma la tranquilla città di Klagenfurt, invasa dai quasi 3000 partecipanti ed i relativi  accompagnatori al seguito. Nonostante sia la sedicesima volta che visito la capitale carinzia, rimango sempre colpito dall'ordine e pulizia presenti, quasi surreali se rapportati agli standard abituali.
Le prime due tappe si sono rivelate estenuanti considerate le avverse condizioni climatiche incontrate ed il precario stato fisico del sottoscritto. Vento, caldo, l'odissea nel lago Balaton m'avevano spaventato e prosciugato, quindi dovevo fare di necessità virtù nell'affrontare le successive competizioni.
Parola d'ordine : gestione, perchè eventuali fuorigiri del motore avrebbero potuto significare abbandono. Ripeto sempre a me stesso ed a chi si mette ai nastri di partenza di un IM una frase di per sè banale : "sai quando parti ma non sai se e quando arriverai".
Compagno per la trasferta austriaca il giovane Leo, pilota d'aereo in terra d'Albione in sintonia col suo stile British,  molto concentrato e determinato a ben figurare.
Distanza da coprire circa 530 km e sosta in terra friulana per incontrare, come lo scorso anno, le mie due Sisters Simonetta e Giuliana con l'aggiunta di Marina amica virtuale di facebook e dell'amico triatleta Fabio Santini.
A Feletto Umberto, meta prefisssata, la temperatura è decisamente calda ma confidiamo nelle previsioni meteo, le quali danno una rinfrescata l'indomani pomeriggio.
Baci , abbracci, foto di rito spassose e una spettacolare coppa di gelato come pranzo. Mostro a Simonetta la nuova ruota posteriore con la scritta Cancer Off e lei, ultimamente "intrippata" con la fotografia, non si lascia scappare l'occasione per immortalarla.
Si riparte alla volta di Klagenfurt dove giungiamo nel primo pomeriggio e la speranza di trovare un clima più fresco viene disattesa. Uno scorcio ai vari siti meteo conferma l'arrivo di temporali la vigilia e condizioni ottimali il giorno della prova.
Saluto Andreas, il gestore della pensione a conduzione familiare, sede della nostra breve vacanza sportiva e nella camera a piano terra, la solita, si trovano le chiavi nella toppa. Cosa volere di più?
Trovare parcheggio nei pressi dell'expo è un'impresa titanica ed occorre essere svegli nello sfruttare i anche i cosiddetti colpi di fortuna. Ecco un angolino di prato, sembra quasi prenotato e sfruttiamo la ghiotta occasione.
Veloce disbrigo della pratica "ritiro pettorale" con l'ennesimo zainetto come gadget ( ma qualcosa d'altro no?) e ci dirigiamo sotto al tendone per il consueto pasta party. Bello ritrovare Luigi e fare una tavolata con la truppa triestina da lui capitanata. La fantasia culinaria regna sovrana e ci gustiamo il solito mix di pasta con simil ragù e panna. Per lo meno è poco scotta e la sufficienza stiracchiata se la merita. Luigi ed un altro del gruppo accettano la mia proposta di traslocare nel centro cittadino per mostrare a Leo il giro di boa della maratona ubicato in corrispondenza del Drago, simbolo della città.
E' tassativo, nonchè ghiotto, il passaggio alla gelateria Arcobaleno gestita da proprietari italiani e notare lo stupore sul volto dei ragazzi che vi lavorano, incuriositi dal conoscere le distanze relative all'Ironman. E' logico passare per matti, accade ogni qualvolta si cerca di spiegare nei dettagli le diverse frazioni.
La cialda ed il gelato sono di buona qualità e verrebbe voglia di un bis, però la ragione prevale sulla golosità ripensando alla coppa friulana consumata a pranzo. Primo ringraziamento a Luigi , uomo di parola, per avermelo offerto.
Com'era logico aspettarsi, affiora la spossatezza dovuta alla lunga giornata quindi facciamo ritorno al nostro tranquillo rifugio. Addormentarsi solo una formalità.
La vigilia trascorre con una breve corsetta di 5 km, abbondante colazione, pranzo leggero e bike check-in effettuato al termine dell'atteso temporale refrigerante. Cena ad orari teutonici alla Trattoria Siciliana con l'immancabile accoppiata pasta con olio e grana  ed una mezza pizza alle verdure come antipasto. Concludo in dolcezza con due palline di gelato alla frutta, perchè stavolta è stato impossibile resistere alle tentazioni.
Leo vuole riposare, motivo per cui rientriamo alla base e ci mettiamo sotto le coperte. L'indomani la sveglia sarà alle 4. Nottata con sonno ad intermittenza e con la proverbiale rapidità mandibolare, termino di sgranocchiare le classiche tre barrette dell'apatica colazione alle 4,10.
La massiccia partecipazione d'atleti e simpatizzanti ci costringe a lasciare la camera poco dopo le 5 per raggiungere il parcheggio e successivamente la zona cambio.
Sono trascorse da poco le 5.30 e siamo già al suo interno, sicchè accade l'imprevisto che avrebbe potuto rovinare la festa.
Sollevo il cellophane, fornito dagli organizzatori per coprire la bicicletta durante la nottata, e scopro d'aver la ruota anteriore completamente a terra !!! Panico.
In fondo scorgo il meccanico a disposizione degli atleti e chiedo se può cambiarmi il tubolare. "Mettiti in coda" la secca risposta. E dopo questo approccio gentile mi domanda se ho "cash" con me. La mattina di un IM evito di girare con la carta di credito appresso , pertanto gli porgo il tubolare di scorta chiedendogli se può montarlo al posto di quello forato. Acconsente ma mi chiederà il costo del biadesivo e qui entra in gioco il fortunoso incontro con Luigi, il quale mi presterà il cash per ottemperare alla richiesta del meccanico.Secondo ringraziamento a Luigi e sospiro di sollievo infinito.
Seguiamo il lungo serpentone diretto agli Standbad e all'esterno rivedo Fabio Santini col mio fratello di Kona Denis , incontrato poco tempo fa a Lanzarote e Monica, da me soprannominata Testa di Udin :D
Li ritroverò a Rupertiberg al termine della salita e sarà tifo da stadio, con incitamenti gridati a 1 cm dai padiglioni auricolari e momenti d'ilarità da veri "pirla".
Partendo nell'ultima batteria credevo d'aver meno punti di riferimento in acqua invece, tutto sommato, nei primi due lati la presenza di boe direzionali ben visibili rende la nuotata semplice. Purtroppo, come accade ogni anno, il sole in faccia complica la navigazione per giungere all'imbocco delcanale e sbaglio traiettoria seguendo erroneamente un gruppetto.
Virata a sinistra per riprendere la retta via ed un "surplus" natatorio del quale avrei fatto volentieri a meno...
Alla fine dei 3,8 km avvertirò un pochino di freddo, sconfitto mentre sgambetto per entrare in zona cambio. Transizione tranquilla con pit stop fisiologico e partenza per i 180km all'interno di un anello di circa 90 km, conosciuto a memoria, veloce ma con due salite e diversi falsopiani a salire.
La stanchezza accumulata nella frazione natatoria inficia le fasi iniziali della pedalata successiva, le gambe sono poco reattive e questa sgradevole percezione di norma rimane per 10-15 km.
Stavolta , seppur intenzionato a gestire le forze, trascino il mal di gambe sino a metà giro. Come predetto, il passaggio sulla salita di Rupertiberg è particolarmente folcloristico e gli amici udinesi riescono a strapparmi un sorriso. Al termine della prima tornata le sensazioni sono buone, però i conti con l'oste (fatica) si fanno più avanti ed ai primi segnali d'affaticamento diminuisco l'impegno. Il timore è quello d'affrontare la maratona coi livelli energetici bassi e camminare oltre il previsto.
Tattica azzeccata e avrò un riscontro positivo per 30 - 32 km poi la mancanza di fondo nella corsa e
 le gare precedenti si sono materializzate. Sovente sono stato sul punto di cedere a livello di testa e l'aver calato la velocità, sia in bici che di corsa, è stata una scelta salutare per scongiurare una deflagrazione.
Interminabili gli ultimi due chilometri e mentre svolto a sinistra alla deviazione che immette nel lungo rettilineo, sento lo speaker pronunciare a gran voce il mio nome e sullo sfondo l'agoniata finish line. Quest'ultima rappresenta fine della sofferenza e l'inizio dell'ennesima esplosione di gioia, con le mani alzate, perchè ogni finisher è, a mio parere, un vincitore.
Complimenti a Leo per la stratosferica prova ed una menzione speciale va all'amico Luigi per il prezioso prestito di denaro :))


God bless you !!!

sabato 20 giugno 2015

Onda su onda

 Con Roberto ed il proprietario Attila
La bella scritta pubblicitaria dell'evento
La fine della fatica...
 
Appena il tempo di metabolizzare la traumatica esperienza canaria ed i pensieri volgono in direzione est Europa per il remake del Balatonman , gara che mi vide fra i partenti  per la prima volta lo scorso anno.
A farmi da spalla nel lungo w.e. l'amico vicentino Roberto, iscritto alla media distanza e curioso di visionare Balatonfüred, location dell'evento, nonché le bellezze locali .
E ne rimarrà paticolarmente soddisfatto considerando l'avvenenza delle donne magiare.
Più di 900 km in un giorno sono da considerarsi una bella sfacchinata, però l'alternanza alla guida addolcisce la lunghezza e pesantezza del viaggio. Dopo 11 ore abbondanti, con alcune perdite di tempo causate da errate scelte di percorso, eccoci giunti a destinazione.
Ad accoglierci nella nostra dimora provvisoria , il padrone di casa Attila, personaggio suggestivo che sin dalle prime battute si rivela molto cordiale ed insistente nell'offrirci il suo vino. Dagli addominali, tipici del bevitore, direi che il prodotto è particolarmente apprezzato e consumato :)
Il giardino presenta diverse piante di frutta dove spiccano un ciliegio stracolmo di buonissime ciliegie ed un noce dal quale Attila riesce a produrre un nocino da favola. Provare per credere. Noi l'abbiamo assaporato e ne siamo rimasti ampiamente soddisfatti.
L'alloggio è decoroso, con un piccolo cucinino ed una spaziosa camera da letto. Rapporto qualità -prezzo imbattibile. Di meglio non potevamo chiedere.
La lunga trasferta ci ha messo appetito e lo saziamo con un'accoppiata pizza + birra nella pizzeria già sperimentata lo scorso anno. Meglio andare sul sicuro. Cena discreta a prezzo modico.
L'indomani mattina, dopo qualche problema di sonno  dovuto all'eccessivo caldo, una breve sgambata per rimuovere la muscolatura "incriccata" dall'interminabile viaggio.
Roberto precauzionalmente è al mio fianco in bici, in quanto sofferente al calcagno ed intelligentemente vuole evitare d'infiammarlo. Colazionati, torniamo nella "vasca" centrale di Balatonfured contraddistinta dalla presenza di negozi e locali.
L'impressione positiva vissuta l'anno passato viene ribadita, e possiamo ammirare l'eccelsa qualità delle bellezze locali. E non siamo ancora in alta stagione, motivo per cui non oso immaginare come sarà a luglio ed agosto, i due mesi di punta. Ce lo conferma la simpatica ed affascinante cameriera che per anni ha lavorato in Italia nei rifugi delle montagne altoatesine. Sfruttando il wifi dell'appartamento entro nel sito della gara per visionare gli orari del ritiro pettorale e in grassetto, seppur in lingua magiara, comprendo l'intenzione degli organizzatori nel vietare l'uso della muta per la temperatura elevata dell'acqua del lago.
Maledizione ! ma se ieri sera la temperatura del lago su display veniva segnalata a 23 ° come può essere sopra i 24° ?
Roberto dice d'avere con sè calzoni in neoprene utlizzati nelle gare di nuoto pinnato e mi consiglia di chiedere all'organizzazione se posso utilizzarli. Ci rechiamo dove stanno imbastendo la zona cambio ed incrocio il responsabile dell'evento, il coordinatore di tutto.
Ridabisce quanto apparso sul comunicato e la muta rimarrà a far flanella in fondo alla borsa. Per quanto concerne la possibilità d'indossare i calzoni di Roberto dovrò chiedere direttamente ai giudici di gara perchè solo loro potrannono darmi il benestare o meno.
L'umore è sotto i piedi, una bella mazzata inaspettata ed inevitabilmente ci penso spesso. La mattina della vigilia visioniamo in auto il circuito ciclistico per farlo conoscere a Roberto e facciamo la conoscenza della spedizione friulana. Loro però pedaleranno sui 43 km dell'anello. Forse un po' azzardato con questo caldo ed i numerosi saliscendi all'interno dello stesso.
Un breve giro in auto della penisola che si protende nel lago Balaton con passaggio a Tihany e poi pranzo con successivo riposino. La calura si fa opprimente e l'imminente gara consiglia lo sfruttamento delle zone d'ombra. Bello l'aneddoto riguardante l'incontro con Peter Kropko, un forte Ironman ungherese del passato e vincitore di diverse gare. Riconosco la sua fisionomia ma non ne sono sicuro, allora mando in avanscoperta l'amico mestrino Massimo Coppo. Dal sorriso di Peter comprendo d'averci visto giusto. Personaggio estroverso, scherziamo sugli stereotipi attribuiti agli abitanti d'alcune nazioni europee ed il discorso diventa serioso quando si tocca la tragica situazione dei flussi migratori che colpisce purtroppo anche l'Ungheria. La semplicità è una peculiarità dei veri Campioni sportivi e Peter ne è un esempio lampante. Per il resto parla il suo ricco palmares.
L'organizzazione fornisce ai partecipanti un piatto di pasta, ma il buon senso ci consiglia di cucinare quella portata da casa condita con tonno e dell'olio extravergine d'oliva. Ennesima passeggiata in centro e poi a nanna con la fortuna di dormire un'ora in più rispetto agli IM pallinati perchè lo start sarà dato alle 8. Ottima idea e sinceramente ritengo le 7 un orario troppo mattiniero.
Sempre la stessa solfa il consumare svogliatamente la colazione alle 5,15 del mattino. Classiche tre barrette ingurgitate con l'aggiunta di una bevanda al gusto di tè. Bere qualcosa di caldo proprio non m'andava....
Fuori la temperatura è gradevole e difatti usciamo vestiti solo con una maglietta a maniche corte. Roberto dovrà attendere l'una del pomeriggio prima di poter prendere il via, poichè un megaraduno motociclistico ha determinato lo slittamento della competizione. Ovviamente il primo pensiero appena giunto in zona cambio è chiedere ai giudici l'autorizzazione ad infilarmi i "pantaloni" in neoprene. Ne interrogo due e sembrerebbero concordi, purtroppo è di parere contrario il loro capo quindi "abbondonate le speranze o voi che entrate...."
Partenza in acqua e noto con piacere la presenza d'alcune boe direzionali, ma una volta abbondata la riva del lago nell'adddentrarci incontriamo un moto ondoso imprevisto. Sarà una vera odissea natatoria.
Sembra d'essere in un frullatore, sballottato da correnti contrarie capaci di portarti fuori rotta.
Al termine del primo dei due giri esco sulla terraferma, sento l'incitamento di Roberto e gli comunico il dubbio se proseguire o abbandonare. Lui mi sprona a continuare e l'ascolto.
La forza della disperazione, il desiderio di dover tornare da dov'ero partito, sono state le due principali motivazioni grazie alle quali  ho concluso la frazione natatoria. Rintronato mi siedo accanto alla bicicletta , cerco di vestirmi con la doverosa calma e consumo un gel sperando di riprendere conoscenza. Parto per la pedalata sulle colline sopra Balatonfured e preferirei avere un inizio blando per potere riacquistare lucidità. Le gambe svuotate , la mente ancora confusa dallo shock natatorio consigliano d'affrontare il primo dei quattro giri con accortezza.
Malauguratamente la prima parte del tracciato sale e mi sembra d'essere lento ed impacciato.
Il vento vuole essere primattore e lo maledico perchè sono in continuo affanno , quando è in senso contrario o peggio ancora laterale. Vogliamo  parlare dell'asfalto pessimo? Il bastone andata-ritorno presente nel circuito ne è l'espressione massima. In un'occasione, mentre era sdraiato sulle appendici , ho rischiato il disarcionamento per un avvallamento stradale.
Quando il vento scompare è il calore a rendere difficoltosa la respirazione ed è imperativo continuare a bere per scampare alla disidratazione. In prossimità degli occhi si forma il famigerato "sale" tipico dell'eccessiva sudorazione pertanto cerco di svuotare le borracce fra un ristoro e l'altro.
Ultimo giro affrontato con un filo di gas in meno col pensiero rivolto alla lunga frazione di corsa e quando raggiungo la zona cambio stringo il pugno dalla contentezza !!!
Seconda transizione sbrigata abbastanza velocemente e l'enigma,in codeste situazioni , è verificare la reattività della gamba al termine della pedalata. Sin dalle prime falcate le sensazioni sono sorprendenti pertanto pertanto spingo sull'acceleratore per mettere fieno in cascina. Maratona caratterizzata da un consistente multilap (12 giri) , con tratti ombreggiati e con un'unica salitella, insignificante in apparenza ma ostica sul finire. Contento del ritmo tenuto nella prima metà e conscio dell'inevitabile calo fisico in arrivo, gestisco la stanchezza con qualche brevissima camminata. Gli impegni futuri ravvicinati consigliano prudenza ed oculatezza nell'amministrazione dell'energie residue.
Imboccato il lungo rettifilo finale, rallento, cammino a metà, riprendo la corsa e alzo le braccia al cielo, molto emozionato, mentre  oltrepasso la fantomatica finish line.
Subito dopo, fuoriesce perentoriamente la spossatezza, generatasi dall'energie nervose spese durante l'intensa e problematica giornata sportiva. Attendo il passaggio di Roberto nei pressi del giro di boa e non vedendolo passare ipotizzo abbia avuto problemi con il calcagno dolorante.  Tiro un sospiro di sollievo quando in lontananza riconosco la sua sagoma e lo incito negli ultimi metri della sua fatica.
Complimenti a lui ed a tutti i finisher con una particolare menzione rivolta  ai simpatici amici italiani.
Tutto è bene quel.... che si riesce a concludere positivamente e, sportivamente parlando, significa poter varcare la linea del traguardo.
Grazie al vecio Roberto per la compagnia e le grasse risate.

God bless you !!!


lunedì 8 giugno 2015

E dopo sei mesi...

Il benvenuto della Famiglia di Eddi. Grazie !!!
Elegantemente vestito all'interno del Parco del Timanfaya
Il sogno di ogni partecipante...
Yogurt gelato , una bontà !

......mi sono rimesso in gioco, sportivamente parlando,e quale migliore palcoscenico potevo scegliere se non quello dell'Ironman Lanzarote ?
La lunga sosta forzata, generata dalla logorante pubalgia, ha cambiato in maniera significativa la mia vita d'atleta, principalmente improntata ad allenarsi gareggiando, vivendo del fondo costruito in tanti anni senza mai fermarsi.
12 mesi all'anno, saltando dalla triplice al podismo, sfruttando l'endurance dell'una per buttarsi alla cieca nell'altro ,senza aver preparato nessun evento in modo specifico e soprattutto senza porsi domande. Non avendo fini cronometrici prestabiliti  o persone a cui rendere conto delle prestazioni,  l'unico imprescindible comandamento era l'impegno e rispetto della competizione.
Il tutto rapportato a quanto potevo "elargire" fisicamente in quel dato giorno poichè, sebbene gareggi da quasi un ventennio, trovo difficile fare previsioni sulla forma del momento.
Stanco di finanziare inutilmente dottori e fisioterapisti e conscio del fatto che la pubalgia è una patologia subdola, della quale nessuno sa dirti quando scomparirà , ho preso la drastica decisione di riprendere l'attività podistica a metà marzo. Buffamente vestito da corridore improvvisato, indossando calzoni di una tuta ,alternando corsa e cammino..
La domanda spontanea, percorsi 100 metri, è stata: "dopo tanti mesi senza poter correre un metro , come reagirà il corpo abituato a rimenere perennemente attivo?"
La catastrofe fisica prevista non si è fortunatamente materializzata ed il dolore ha lasciato spazio ad un fastidio col quale convivere in attesa di momenti migliori. D'altronde avevo solo due mesi di tempo per poter scongiurare una lunga camminata, nel caso in cui fossi riuscito a concludere le prime due frazioni dell'IM canario.
Morale della favola, prima della spedizione per Lanzarote , avevo incamerato nel serbatoio della corsa continua un'ora abbondante, evitando di sperimentare lunghi , i quali avrebbero potuto risvegliare ed infiammare il pube . Meglio arrivare all'appuntamento podisticamente impreparati, senza ulteriori complicazioni fisiche, considerando che nella maratona i ristori saranno posti ogni 2,5 km e molteplici le possibilità di rifiatare.
L'approccio nelle altre due discipline è stato come negli anni precedenti ,senza particolari patemi , ma piuttosto distaccato sapendo di dover affrontare una prova con l'ultima frazione molto penalizzata.
La trasferta nella magica isola di Lanzarote è una prassi consolidata sin dal secolo scorso, allorchè decisi d'esordire nella distanza regina della triplice disciplina. Nonostante diversi cambiamenti, determinati dalla crescita esponenziale di turisti, il fascino dell'isola vulcanica e dei suoi paesaggi mozzafiato è rimasto immutato, la forza della natura pure.
Quando il volo atterra all'aeroporto di Arrecife noto con estremo dispiacere l'intensità del celeberrimo vento canario. La speranza è di trovarlo "docile" nel giorno in cui dovremo assecondarlo mentre pedalaremo, altrimenti sarà una battaglia continua con un incontrastato dominatore, lui.
In questi casi l'unica soluzione a disposizione è limitare i danni e munirsi di tanta pazienza evitando lo scontro ad armi impari. La borsa per il trasporto bici ,acquistata per l'occasione, viene subito battezzata al primo volo e, quando la tolgo dal nastro trasportatore, noto con rammarico un bel foro...
Abbraccio l'amico Eddi . residente nell'isola, il quale gentilmente m'accompagna nell'appartamento prenotato per la settimana di soggiorno e poi a casa sua, dove la moglie Viviana ha preparato la cena per tutti. Risotto ai frutti di mare, seguito da un bis di crepes alla nutella completano il lauto pasto.
Il giorno seguente è,da protocollo,  dedicato alla visita del monumentale complesso sportivo "Club la Santa" per il ritiro del pettorale e visita al piccolo expo.
Dicono che l'intensità del vento calerà nei giorni a venire,  però la realtà delle cose si dimostrerà l'esatto contrario e ne subiremo le conseguenze durante la gara.
Osservo, nel consegnare bici e sacche al tradizionale "bike check- in" della vigilia, la cospicua presenza fra gli amatori di ruote anteriori ad alto profilo, come se codesti "genialoidi" dovessero gareggiare in percorsi filanti con vento assente. E pensare che sino a qualche anno fa si notavano solo a basso profilo....
Nottata abbastanza tranquilla,con Eolo impegnato a fare le ore piccole coi suoi sibili poco promettenti. Sveglia alle ore 4,10 e curiosamente il vento sembrerebbe andato in letargo, ma l'esperienze passate consigliano di ripescare il saggio motto di trapattoniana memoria, cioè  "non dire gatto se non ce l'hai nel sacco". Giunto in zona cambio alle 5,45 gonfio le ruote , sistemo barrette e gel nel box posizionato sul tubo orizzontale e scendo in spiaggia.
L'attesa nel tendone è logorante, il tempo trascorre lentamente e cerco di stemperare l'innata tensione con alcuni amici italiani. Il fluido della prima frazione è notoriamente nemico del sottoscritto e trovarselo di fronte la mattina presto contribuisce ad abbassare il morale.
Al colpo di pistola segue una breve passeggiata e la traumatica immersione della "cabeza" nelle gelide acque oceaniche la quale, seppur protetta da una cuffia in neoprene, subisce uno shock termico "agghiacciande"!
Sono in balìa dell'orda d'animali inferociti che mi scavalcano pur di guadagnare spazio nel convulso start, tipico dell'IM Lanzarote. La prima boa, posizionata a circa 170 mt dalla linea di partenza, determina un inevitabile caos generato dai 1700 triatleti, intruppati e desiderosi di trovare un varco liberatorio. Pura utopia.
Il vento inizia a salire e lo si nota nell'ultimo tratto del quadrilatero con una corrente contraria al senso di marcia. La seconda tornata sarà, sul finire dei 3800 metri, una lotta per combattere il freddo corporeo, e proseguirà quando cercherò di togliermi la muta in preda ai brividi.
Vestito con una maglia da ciclismo decisamente naif risalgo la spiaggia, attraverso la lunga zona cambio ed inizio l'avventura sui pedali. All'uscita da Puerto del Carmen, sulla circonvallazione esterna alla cittadina turistica, vengo letteralmente sballottato dalle forti raffiche di vento ed a malapena riesco a condurre il mezzo meccanico . In un tratto, una violenta folata, determina l'invasione della corsia opposta e ringrazio la buonasorte che il traffico è a senso unico.
Yaiza, Salinas de Janubio, Los Hervideros, El Golfo per poi risalire il Parco del Timanfaya continuamente alla mercè di un ronzìo che t'accompagna ovunque. Il nuovo tratto, sostitutivo della discesa verso Tinajo, con passaggio da La Vegueta si rivela a favore di vento. L'approdo all'esterno del Club La Santa rappresenta da sempre uno spartiacque mentale perchè, a mio modesto parere, inizia un segmento ostico che condurrà i concorrenti alla volta dei due Mirador. Noto inaspettatamente l'ovazione degli spettatori, quando quest'ultimi s'accorgono del mio abbigliamento e rispondo con un sorriso di compiacimento.
Pedalo risparmiando energie preziose nella risalita al Mirador de Haria e pongo particolare attenzione nel percorrere i tornanti della pericolosa discesa verso il centro del paese, da dove comincia un tratto indigesto "contaminato"da strappetti killer. Nel classico muro di Guinate, arranco vistosamente, fermo sul posto con effetto moviola , maledicendolo per la diciottesima volta.
Relax nella picchiata successiva per poi godere della magnifica vista sull'Isola Graciosa nel momento in cui gridando "spettacolooooooo !" cerco di giungere al Mirador del Rio evitando il prosciugamento delle risorse fisiche. Occorre mantenere qualche stilla di glicogeno muscolare per sopravvivere alle violente sollecitazioni presenti dopo Nazaret, l'unico segmento rimasto con un manto stradale decisamente deteriorato.
La stanchezza e le vibrazioni rendono indimenticabili questi pochi chilometri e quando si svolta a sinistra al termine dello "shakeraggio" ti sembra di pedalare sul velluto.
Il più è fatto, occorre solo gestire le gambe per presentarsi al via della maratona in condizioni accettabili sennonchè accade l'imprevedibile.
All'altezza del 160° km vi è l'ultimo ristoro e, affiancato ad un altro concorrente (che scoprirò nei giorni successivi  essere un atleta italiano), rallento per prendere una borraccia.
Un emerito demente con tanto di pettorale ,sicuramente in trance agonistica, giunge da dietro e con la sua bicicletta mi scaraventa bruscamente al suolo. E' una tramvata, il cui risultato risulta essere una serie di abrasioni e botte alla parte sinistra del corpo. Il malcapitato,invece di sincerarsi delle condizioni fisiche di chi ha investito , sgancia la sua bici dalla mia e risale in sella come se nulla fosse.
Accorrono i volontari, li rassicuro  sul mio stato di salute , ed il primo pensiero va alla bicicletta sperando sia intatta e funzionante. Così è, ringrazio la buona sorte e copro i restanti 20 km  pedalando con un dolore all'anca che abbassa notevolmente l'umore e innesca pensieri negativi nella mente.
Riuscirò a correre la maratona? Lo scoprirò solo....provandoci.
Nella tenda della seconda transizione una volontaria nota le abrasioni e cerca di convincermi a medicarle ma gentilmente le faccio capire l'intenzione di ripartire il prima possibile.
Correre, al termine di una pedalata faticosa, è già di per sè un gesto complicato.  Se si somma anche una compilation di fitte ogni qualvolta appoggio l'arto sinistro al suolo, diventa una probabile via crucis. Memore d'aver vissuto situazioni simili, cerco di resistere per qualche chilometro poi deciderò il da farsi nel caso in cui il dolore all'anca rimanesse tale e quale.
In effetti pur correndo con spinta prevalentemente a carico della parte destra, acquisto fiducia e salvo cedimenti improvvisi potrò continuare. La pubalgia? La mente è concentrata su altri dolori e se n'è dimenticata. Meglio così ...
Da quando il percorso della maratona è stato modificato bisogna mettere in preventivo un bel venticello contrario presente sulla ciclabile parallela all'aeroporto e sino al giro di boa situato a Playa Honda.
La visiera viene divelta per due volte dal vento impazzito e dopo aver completato il primo dei tre giri previsti l'attesa crisi si materializza. Sono pronto, considerando la mancanza d'allenamento nella corsa, quindi qualche salutare passeggiata è opportuna e necessaria ad alleviare i dolori ai quadricipiti. Dimenticare l'assunzione di un gel, fornitore di carboidrati di pronto utilizzo, aumenta la sofferenza e solo nei 5 km finali rivedo la luce e le gambe tornano a simulare un gesto prossimo alla corsa. Affaticamento e fastidi vari s'attenuano quando, giunto all'ultimo strappetto, mi concedo una brevissima camminata sapendo che poi s'apriranno le "porte della gloria". Così immagino ogni anno la successiva discesa verso il traguardo, un sussulto d'emozioni, adrenalina ovunque ed una gioia intrinseca difficile da spiegare.
Il transitare sotto il traguardo è stata la felice conclusione dell'ennesima "battaglia" sportiva, stavolta condita da qualche ostacolo inaspettato in più e superato con una buone dose di fortuna.
Complimenti ad Alessandro Degasperi, primo vincitore italiano nella storia dell'Ironman Lanzarote in virtù di una fenomenale rimonta nella corsa, ed a tutti i partecipanti.
Questa edizione la ricorderemo a lungo e sarà maggiore la soddisfazione d'averla portata a termine.
Garze grasse e diligenza sono state necessarie per curare la "sbucciatura" all'anca e poter continuare, seppur in tono, minore la stagione. E' iniziata una seconda carriera sportiva ancora più "easy" di prima ma con l'identico duplice obiettivo: concludere le gare e vivere l'evento in compagnia.
Grazie a tutte le persone che, con la loro presenza, hanno allietato il mio soggiorno.
Un particolare menzione meritano, per l'accoglienza e fraterna amicizia dimostrata, l'amico Eddi e la moglie Viviana . Un abbraccio ai loro due figli Nicolas e Leonardo.

God bless you !!!