giovedì 21 novembre 2013

Non ero convinto di farcela.....

Dopo gara con Mauro e Simona ed il classico saluto :-)
l'imponente Mole Antonelliana

Dopo lo scanzonato e sofferto, sul campo, tris di mezze con annesse pantagrueliche mangiate ecco presentarsi l'appuntamento sulla distanza verso la quale occorre riporre un doveroso  rispetto.
42.195 metri, da gestire con oculatezza evitando d'implodere nei momenti cruciali della gara conscio della precaria forma fisica, coi tendini dei bicipiti femorali floridi d'aderenze e logicamente a rischio infortunio. Conosco il problema e qualora si presentasse dovrei ridurre notevolmente l'andatura, o addirittura alternare corsa e cammino per poter concludere la prova.
Corro mezz'ora a metà settimana, col solo obiettivo di mantenere una decente condizione fisica ed utilizzo ogni tanto le mezze maratone domenicali per dare qualche "scossa" al motore. Quindi l'unico fine, per un devoto maratoneta quale io sono, sarà riuscire a rimanere sotto il celeberrimo muro delle tre ore ovviamente se in discreta forma fisica.
Sino a due anni fa la mente dava per scontato riuscire nel suddetto intento senza particolari affanni, ora non più perciò occorre farsene una ragione. Questo limite temporale costituirà la nuova sfida con me stesso. Allenarsi seriamente non è mai rientrato nella mia filosofia molto amatoriale d'intendere lo sport e trovo ridicolo farlo a 48 anni....
La saggezza dell'atleta amatoriale è adeguarsi all'inevitabile decadimento prestazionale, scevri da contaminazioni legate al crono, senza far drammi e personalmente, ritenendolo da sempre irrilevante, evito di subire traumi psicologici...
Alcuni atleti cercano disperatamente di rimanere sugli stessi standard qualitativi e quando s'accorgono dell'impossibilità nel poterli raggiungere cadono in depressione.
L'approccio alla Turin Marathon è stato decisamente scanzonato e tanta era la curiosità di sapere quanto potevo valere sulla maratona secca dopo mesi trascorsi a correrle all'interno degli Ironman.
In codesti ambiti si corrono sottoritmo ,camminando ai ristori e successivamente a svariate ore trascorse prima in acqua ( povero me....) e poi in sella, pertanto si riesce a resettare la testa e rilassarsi quando ci si rifocilla.
Compagni nella trasferta verso il capoluogo piemontese saranno la simpatica famiglia di Mauro Fiorini, ritrovato dopo Zofingen e la 100 km delle Alpi, Simona e Stefano, amico di Mauro, col quale condividerò il viaggio.
Ritrovo a Milano in Viale Certosa ed al termine di un viaggio velocissimo siamo immersi nel caotico traffico torinese dove, oltre a noi, altri podisti cercano affannosamente un parcheggio.
Urge rintracciare l'incaricato del Club dei Supermaratoneti, in possesso del pettorale ritirato il giorno precedente, motivo per cui abbandono Stefano e Mauro e m'incammino verso Piazza Castello.
Recuperata la busta, inizio la vestizione ed in seguito deposito la borsa con gli indumenti personali salutando i vari amici incontrati nel caotico "viavai" classico di un pre gara.
Un "in bocca al lupo" all'amico Alessandro, visibilmente teso, in quanto alla ricerca del personale dopo una serie d'eccellenti prestazioni ottenute recentemente.
Corricchio per raggiungere la zona di partenza ubicata in Piazza San Carlo e malgrado l'umidità dell'aria la temperatura è l'ideale per correre. L'assenza di griglie e transenne genera una calca ai limiti della sopportazione ed accanto a me una donna minuta rischia lo stritolamento...
In manifestazioni di una certa portata come questa, sono lacune organizzative piuttosto gravi ed in siffatte occasioni rimango perplesso su come le si possa trascurare.
Lo start è improvviso e divincolarsi dalla massa risulterà impresa ardua per almeno 2-300 metri poi l'ampia sede stradale in leggera discesa faciliterà il compito. Memore delle recenti esperienze relative all'utilizzo del gps, elimino nel display la velocità corrente ritenuta poco realistica sostituendola con quella media.
Cammin facendo i segnali acustici s'udiranno in anticipo e sfortunatamente non in linea coi cartelli chilometrici disposti dall'organizzazione. Irritante a dir poco...
Le gambe nei primi 10 km si mostrano reattive, sciolte, avverto ottime sensazioni però il passaggio è troppo veloce rispetto alla tabella di marcia, di conseguenza preferisco scalare una marcia. Mossa saggia perchè a metà percorso iniziano ad affiorare i prodromi dell'affaticamento e volente o nolente dovrò leggermente abbassare il ritmo sino al 30° km. Da lì in avanti avrà inizio un poderoso braccio di ferro con la mente per cercare di controbattere l'assenza della cosiddetta "voglia di soffrire".
Purtroppo l'elevata stanchezza fisica mi costringerà ad usare la testa gestendo oculatamente gli ultimi 5 km, corsi soffrendo ma senza eccedere nello sforzo.
Che senso ha arrivare un minuto prima, devastato e senza il sorriso sulle labbra?
Assaporo l'ultimo km., accolto dagli applausi del pubblico posizionato oltre le transenne e coi brividi lungo tutto il corpo allorché odo gli incitamenti rivolti a Simone, il cui nome campeggiava in bella vista sulla mia t-shirt bianca.
Missione compiuta, ed ora necessito di un po' di riposo pronto a tornare in pista a Reggio Emilia.
Da segnalare la bella iniziativa denominata TURIN FOR BOSTON alla quale hanno aderito Mauro e Simona. Il gruppo è giunto al traguardo in 4h 09' 43", l'identico tempo di quando scoppiarono le bombe alla maratona di Boston dello scorso anno , mostrando uno striscione commemorativo. Un bel modo per ricordare la terribile strage in cui persero la vita diverse persone. Bravi.
Come sempre un doveroso grazie ai compagni di viaggio per la giornata inziata prima dell'alba e trascorsa all'insegna del divertimento sino al tardo pomeriggio.

God bless you !!!

2 commenti:

stefanoSTRONG ha detto...

"Che senso ha arrivare un minuto prima, devastato e senza il sorriso sulle labbra?" è da incorniciare

Ame ha detto...

e ma per alcune potrebbe risultare una bestemmia :) a quando l'uscita di Zona Cambio ?:)